Per Banca d'Italia ora i mutui sono più cari (grazie allo spread)
Le banche hanno cominciato a trasferire sui clienti i maggiori costi. Un esempio? 3.200 euro in più per un prestito di 140 mila euro per 20 anni
Milano. Mentre la Banca centrale europa ha deciso la settimana scorsa di lasciare invariato il costo del denaro per incentivare l'economia in una fase di rallentamento, cresce in Italia il costo dei mutui per l'acquisto di abitazioni. Un segnale in questa direzione viene dall'ultimo bollettino mensile della Banca d'Italia dal quale emerge che il tasso d'interesse sui prestiti per finanziamenti immobiliari erogati alle famiglie nel mese di gennaio è balzato al 2,31 per cento dal 2,26 per cento rilevato lo scorso dicembre e rispetto al 2,24 per cento di ottobre. Questo incremento si può considerare come il riflesso concreto dell'impatto del caro spread – inteso come il maggior differenziale tra Btp e Bund registrato in Italia nell'ultimo anno – sul bilancio delle famiglie italiane. Come funziona questa dinamica, in alcuni casi contestata o addirittura negata da ambienti politici vicino al governo, lo spiegano due primari operatori di mercato specializzati nel settore mutui di cui rilevano tutte le oscillazioni sia sul fronte dei tassi sia su quello della domanda.
“Il tasso a cui fa riferimento la Banca d'Italia rappresenta la somma tra il costo medio medio per i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile, e considera anche tutte le spese accessorie necessarie per accendere il prestito – dice Roberto Anedda, direttore marketing di Mutui Online – Dunque, si tratta di un dato medio sintetico il cui incremento è dovuto a due fenomeni. Il primo è che sul totale dei prestiti è aumentato il peso di quelli a tasso fisso, che sono i più costosi: a partire da giugno-luglio 2018, infatti, un numero crescente di persone ha scelto questa opzione sia per mettersi al riparo dalla crescente incertezza politica sia per proteggersi nella prospettiva, fino a dicembre molto concreta, di un rialzo del tasso ufficiale da parte della Banca centrale europea. Il secondo fattore è rappresentato dalla ridefinizione del pricing da parte di alcune banche, che hanno trasferito alla clientela, seppure in misura finora contenuta, il maggior costo sopportato per finanziarsi sul mercato a causa dello spread sovrano più elevato”.
In pratica, quella delle banche sarebbe stata una strategia difensiva. Ma ora che la Bce ha deciso di non toccare il costo del denaro, ci potrebbe essere una revisione? Molto dipenderà da quanto gli istituti beneficeranno della nuova tornata di finanziamenti agevolati da parte della Bce, i cosìddetti Tltro. “In teoria, questi prestiti dovrebbero servire ad aumentare la capacità di finanziare famiglie e imprese ma gli effetti si vedranno solo più in avanti, quando saranno chiare nei dettagli le condizioni per l'accesso ai finanziamenti che, però, dalle prime notizie sembrano peggiorative rispetto al passato”, continua Anedda.
Dunque, il caro mutui è originato dalle banche, che, vuoi per anticipare le mosse della Bce, vuoi per rifarsi del maggior costo derivante dal caro spread, negli ultimi mesi hanno aumentato le loro commissioni. E questo ha inciso sul Taeg, cioè sul tasso finale applicato ai prestiti. Ma a quanto ammonta, esattamente, questo rincaro e in che misura impatterà sui bilanci familiari? Stefano Rossini, fondatore e amministratore delegato di Mutui Supermarket, che con il “cervellone” Crif cura la “Bussola” dei mutui, ha calcolato che, nel periodo che va dall'ultimo trimestre del 2018 ai primi due mesi del 2019, c'è stato un incremento dello 0,2 per cento dei migliori spread applicati dalle banche, sia per i prestiti a tasso variabile che per quelli fissi.
Facciamo un esempio pratico: su un finanziamento di 140 mila euro ventennale, oggi la rata mensile è più cara di 13,5 euro al mese, che vuol dire 162 euro in più all'anno con una spesa aggiuntiva di 3.200 euro se si considera l'intera durata del finanziamento. “Questo è un caso tipico del maggior costo pagato da chi contrae oggi un prestito per la casa rispetto a otto mesi fa – dice Rossini – In questa fase le banche sono alla finestra, attendono che si chiarisca il quadro in cui andranno ad operare nei prossimi mesi che sarà condizionato anche dalle elezioni politiche e che non esclude nuove potenziali oscillazioni dello spread sovrano. Difficile fare previsioni con un orizzonte così incerto. Nel medio-lungo periodo, però, mi sento di dire che il costo dei finanziamenti per l'acquisto di abitazioni è destinato ad aumentare”.
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