Davide Casaleggio alla presentazione del nuovo supplemento del Corriere della Sera, "Trovo Lavoro" (Foto LaPresse)

Il sussidio non è meglio che lavorare

Redazione

Il lavoro scompare. Ma non è come pensa Casaleggio, è per colpa di Di Maio

L’utopia sulla fine del lavoro riproposta da Davide Casaleggio ieri alla platea di Via Solferino sarebbe comica se non arrivasse dal boss del M5s, un partito che sta contribuendo non poco a peggiorare le condizioni del lavoro e della produzione. Casaleggio parla di “reddito di cittadinanza universale” nel 2054, ma ci sono mille criticità a realizzare quello nazionale. Fa il paio con “l’abolizione della povertà” di Luigi Di Maio. Il reddito gratis, poi, non è così popolare come pensa Casaleggio. La priorità dovrebbe essere il (reddito da) lavoro nell’unico paese d’Europa in cui la disoccupazione è tornata a salire superando la soglia del dieci per cento con tendenza all’aumento. “Non vogliamo i sussidi, vogliamo lavorare”, hanno detto i pastori sardi a Matteo Salvini nel suo tour elettorale nell’isola.

 

Lo stesso hanno detto a Di Maio i lavoratori del settore Oil & gas, messo in crisi dal cosiddetto provvedimento “blocca Trivelle” che con ulteriori lungaggini burocratiche e prospettiva di blocco delle estrazioni allontana investimenti da un settore industriale di punta per il paese. Per non parlare dell’automotive e delle giravolte della Fiat Chrysler Automobiles, intenzionata a rivedere gli investimenti in Italia senza che nessuno faccia nulla per evitare un definitivo addio. Intanto sono aumentate le richieste di disoccupazione e di mobilità, superiori di 100 mila unità nel 2018 rispetto al 2017. Da quando è in vigore il decreto dignità non solo non ci sono più contratti a tempo indeterminato (sono diminuiti di 11.492), ma sono anche diminuiti i contratti a termine, comportando un aumento delle richieste di disoccupazione. Non è l’effetto di una preparazione della popolazione alla possibilità di ricevere il reddito di cittadinanza, ma quello di un periodo di vacanza forzato da un lavoro temporaneo. Al M5s non piacciono le statistiche macroeconomiche (il presidente della Camera, Roberto Fico, ha una particolare allergia al pil). E dunque l’Istat ha valutato la soddisfazione degli italiani per le loro condizioni di vita: solo un anno fa, nei primi mesi del 2018, era cresciuta. Era perché gli indicatori macroeconomici (e il pil) erano in miglioramento.