Mario Draghi (foto Imagoeconomica)

Rimanda ancora, Mario

Redazione

Perché la frenata europea aiuta Draghi a procrastinare la fine degli stimoli

Non tutti i mali vengono per nuocere. La frenata della congiuntura europea ha spuntato le unghie dei falchi decisi, una volta archiviati gli acquisti del Qe, ad accelerare la marcia verso tassi “normali” anche nel Vecchio continente. A smorzare le pressioni sul costo del denaro contribuisce il rallentamento dei mercati americani, che ha spinto la Fed a più miti consigli. Perde spinta anche l’economia giapponese: per l’ennesima volta l’assalto all’inflazione a suon di yen facili condotto dalla Bank of Japan è finito in un flop: il governatore Kuroda ha dovuto abbassare addirittura di mezzo punto le stime sui prezzi, dall’1,4 allo 0,9 per cento.

 

Insomma, oggi, nella prima riunione del 2019 della Bce Mario Draghi non dovrà fronteggiare le critiche dei banchieri più rigidi, a partire da Weidmann, a un passo dalla riconferma come presidente della Bundesbank (a meno che non sia lui a succedere al banchiere romano). Ad alzare la voce, però, potrebbero essere le colombe: la congiuntura, specie in Italia e in Germania azzoppata dalla frenata dell’Auto, si è rivelata peggiore di quanto stimato dalla Banca centrale che si è ostinata a parlare di “rallentamento” fino a pochi giorni fa, sottovalutando tempi e intensità della frenata delle economie. Che fare? E’ dubbio che un’iniezione di liquidità alla cinese possa risultare efficace. Meglio risparmiare le munizioni per la recessione, ancora lontana, ma che prima o poi arriverà. Per questo è difficile che la Bce annunci già oggi nuovi prestiti Tltro su cui pure Francoforte si dovrà pronunciare, probabilmente il prossimo 7 marzo per venire incontro alle esigenze delle banche, soprattutto italiane, che dovranno rinnovare i prestiti ricevuti in passato. Ma il quadro non è così preoccupante, perché l’aumento dei salari  accelera, mentre il livello di disoccupazione è sceso al punto più basso da ottobre 2008, inoltre, le politiche fiscali sono diventate più espansive.  “Ci aspettiamo che la Bce rimanga in attesa e rinvii ogni decisione sull’eventuale passaggio alla politica di normalizzazione”, prevede Aneeka Gupta, Associate Director of Research di WisdomTree.

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