L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier

Mustier spiega lo spread a Di Maio

Redazione

Unicredit dimostra il costo di fare affari dall’Italia con questo governo

Il vicepremier Luigi Di Maio ha difficoltà nel capire che l’aumento dello spread ha effetti immediati. Solo pochi giorni fa Banca d’Italia avvertiva che lo stress politico sui mercati obbligazionari rappresenta un rischio per la stabilità delle banche e degli assicuratori. Ieri Unicredit ha sbalordito gli osservatori vendendo un’obbligazione a un solo investitore, Pimco, il più grande fondo al mondo. Unicredit ha ricevuto in prestito 3 miliardi di euro a un tasso pesante del 7,83 per cento quando una emissione simile garantiva l’1 per cento nel gennaio scorso. Un buon affare per Pimco. Tralasciamo l’ironia sul governo “nemico degli speculatori” che favorisce uno dei più grandi gestori e arriviamo al punto. Quello è l’impatto dell’azione di governo sul costo di finanziamento della seconda banca italiana. L’ad Jean Pierre Mustier ha detto che il costo a cui si finanzia “non è ideale” ma che “volevamo dimostrare di avere accesso al mercato in grandi dimensioni”, descrivendolo come il più grande singolo bond di questo tipo mai emesso. “Facendo una transazione così ampia con un singolo investitore si conserva anche la capacità del mercato per le nuove transazioni”, ha detto.

 

Unicredit è insomma aperta al mercato anche in un momento critico per l’Italia. E così Mustier dimostra a Di Maio l’effetto dell’incertezza politica sul credito. Il commissario europeo Valdis Dombrovskis ha avuto gioco facile nel constatare che l’onere per Unicredit è “conseguenza delle turbolenze sui mercati” che si trasmettono all’“economia reale” colpendo “famiglie e imprese”. Il maggiore costo di finanziamento per le banche tocca la clientela pure attraverso il rincaro degli interessi sui nuovi mutui. Secondo il 3° Osservatorio immobiliare 2018 di Nomisma, uscito ieri, l’incidenza delle compravendite assistite da mutuo sul totale delle transazioni è passata in pochi anni dal 43,8 al 59,8 per cento, con erogazioni pari a 50 miliardi di euro (dopo essere scivolate poco sopra i 20). E “in assenza di correzioni sostanziali delle strategie di politica economica, le tensioni finanziarie rischiano di rappresentare un fattore di razionamento del combustibile che ha fin qui alimentato la risalita del mercato immobiliare”.

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