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Dietro gli stress test. Per Goldman lo spread si farà sentire sulle banche italiane

Mariarosaria Marchesano

Il report della banca d'affari americana arriva come una doccia fredda dopo l'esito positivo della prova Eba. A fare la differenza sono due fattori: il rischio paese che peggiora e il deterioramento del contesto economico 

Milano. Solo qualche giorno fa sembrava che le banche italiane avessero superato – anche se non proprio brillantemente, almeno decorosamente – gli stress test promossi dall'Eba, l'autorità di vigilanza europea nei confronti di 48 istituti di credito, tant'è che Piazza Affari aveva festeggiato con una pioggia di acquisti sul settore la seduta del 2 novembre. Nella prova sono state coinvolte Intesa, Unicredit, Banco Bpm e Ubi con un risultato positivo visto che tutte e quattro hanno rivelato indici di solidità patrimoniali ben superiori ai minimi previsti. Alla riapertura del mercato di lunedì 5, però, qualcosa è cambiato e il comparto bancario si è colorato di rosso trascinando verso il basso la Borsa. Che cosa è successo nel frattempo? Gli investitori hanno approfondito le riflessioni sulla capacità di tenuta delle banche tricolore nel caso di una crisi e il quadro complessivo è sembrato meno favorevole se si guarda alla situazione in termini prospettici. Nulla di trascendentale, ma gli istituti di credito del nostro paese, a quanto sembra, potrebbero subire gli effetti di uno spread che si mantiene a livelli elevati e i contraccolpi di un'incertezza politica che, almeno fino a quando il capitolo della manovra economica resterà sul tavolo, è destinata a perdurare. Ma come spesso accade, c'è una causa scatenante a spingere il mercato a prendere in considerazione una visione più pessimista rispetto a una più ottimista. E in questo caso è stato un report della banca d'affari americana Goldman Sachs, che ha pubblicato una radiografia dettagliata delle banche europee con commenti e analisi in relazione proprio agli stress test.

   

Esaminato un quadro datato della situazione del paese

Da tutta una serie di indicatori finanziari, esaminati alla luce delle più recenti evoluzioni della situazione geopolitica italiana, è scaturito un generale peggioramento delle stime nei confronti del comparto bancario. In particolare, ha sorpreso il declassamento (da “neutral” a “sell”) di Intesa Sanpaolo: nonostante sia considerata la banca più redditizia del paese e quella meglio gestita con una posizione patrimoniale comoda, i suoi risultati, secondo Goldman, “saranno soggetti a un peggioramento delle prospettive macroeconomiche”. Per contro, l'unica banca tricolore valutata “buy” è stato il gruppo Unicredit: è fortemente esposta sull'Italia ma “non pienamente”, il che suggerisce che le sue azioni potrebbero rimbalzare di più di altre se la situazione del paese dovesse migliorare. Tornando agli stress test, quello che in linea generale ha lasciato più perplessi gli analisti è il fatto che la prova Eba si sia basata sui bilanci del 2017. Questo riferimento temporale fornirebbe un quadro datato della situazione italiana poiché non tiene conto del balzo dello spread, che, in versione “stressata” è stato ipotizzato a 220 punti, un dato decisamente migliore rispetto ai 293 pb di questa mattina (e al livello di 320 toccato nelle scorse settimane). Inoltre, quest'anno c'è stato un peggioramento del contesto macroeconomico in cui gli istituti di credito si sono trovati ad operare (calo della fiducia delle imprese e dalla crescita zero registrata nel terzo trimestre ne sono una dimostrazione) e questo si potrebbe riflettere sui loro risultati, soprattutto in termini di deterioramento degli utili futuri

   

Il debito pubblico non è su traiettoria discendente

Goldman fa notare che il prezzo delle banche italiane sul mercato azionario ha perso tra il 33 e il 39 per cento a partire dalla data delle elezioni politiche (cioè dal 4 marzo) e che questo calo è dovuto essenzialmente alla loro crescente esposizione verso i titoli del debito pubblico italiano i cui premi (cioè i rendimenti pagati agli investitori) sono in ascesa proprio a causa dell'aumentata percezione del rischio connesso.“Ci potrebbero essere ulteriori rischi per il rating sovrano, oltre all'attuale ciclo di revisione se, come i nostri economisti si aspettano, la traiettoria del debito dell'Italia supererebbe quella attesa dalle agenzie di rating”, spiega Goldman. La banca d'affari sintetizza le posizioni di Moody's e S&P sull'Italia evidenziando che il downgrade della prima è stato sostanzialmente in linea con le aspettative del mercato, mentre la seconda (mantenimento del rating attuale) è stata una sorpresa positiva e che entrambe hanno evitato il rischio di un risultato peggiore. “Tuttavia i nostri economisti continuano a credere che sarà necessaria una maggiore pressione del mercato per innescare un cambiamento nel corso delle politiche fiscali ed economiche (e della retorica circostante) per riportare il debito pubblico italiano su una traiettoria discendente. A loro avviso, tale cambiamento di politica non è ancora in vista, dal momento che gli ultimi sondaggi di opinione continuano a dimostrare che le intenzioni di voto non si sono spostate”.