Mario Draghi (foto LaPresse)

E pure questa rivoluzione può attendere

Redazione

Vi ricordate i mini-Bot per pagare la Pubblica amministrazione? Spariti

Il programma pentaleghista perde un altro pezzo: i mini-Bot, sorta di valuta parallela che il “contratto del cambiamento”, a pagina 13, collocava tra le “misure concretamente percorribili” per pagare i debiti della Pubblica amministrazione “anche attraverso titoli di stato di piccolo taglio valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito”. La valutazione è ampiamente fatta dallo studio “The Italian mini-Bot debate”, pubblicato lunedì 11 per l’influente pensatoio Bruegel dall’economista italiana Silvia Merler, bocconiana, già analista per la direzione Affari economici della Commissione di Bruxelles, ora collaboratrice di testate economiche mondiali e PhD student alla Johns Hopkins di Washington. Merler analizza il dibattito sui mini-Bot dalla prima proposta del 2016 come Tax credit certificate fino a una nota della Banca d’Italia, che chiarisce come ogni strumento di pagamento parallelo sarebbe senza valore legale e contrario a tutte le leggi italiane ed europee. Il saggio è ripreso da Vítor Constâncio, fino al 31 maggio vicepresidente portoghese della Banca centrale europea, che in un tweet conclude che i mini-Bot “non ridurrebbero il debito pubblico e aumenterebbero il deficit. Una cattiva idea”.

 

E anche Mario Draghi, a settembre 2017, ha detto che “nessun paese della zona euro può introdurre una valuta surrettizia”. Draghi rispondeva a una domanda sulla criptovaluta dell’Estonia: il governo di Tallinn ne ha annunciato l’abbandono il 4 giugno. Pure un esperimento tentato nel 2009 dalla California con gli Iou (Investor owned utilities) fallì perché le banche, e dunque i privati, rifiutarono di accettarli. Soprattutto i mini-Bot sono stati liquidati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria nell’intervista al Corriere della Sera del 10 giugno (“I pagamenti vanno fatti in tempi previsti e in denaro, con soluzioni tampone non si risolve nulla”), e ora con la bozza di risoluzione sul Def che la maggioranza dovrebbe votare il 19 giugno: oltre al consueto obiettivo di rinegoziare i rapporti con Bruxelles, e a qualche altra rivendicazione che i due azionisti della maggioranza vi inseriranno, il dovere è al rispetto degli impegni su deficit e debito. I mini-Bot? Zero.

Di più su questi argomenti: