La Tim dei due spacconi

Redazione

Vivendi fa capire a Elliott che dovrà per forza scendere a compromessi

Dalla assemblea degli azionisti, ieri a Parigi, Vivendi ha mandato un messaggio al fondo attivista americano Elliott che la sta incalzando in Tim con l’ambizione di ribaltare il cda della compagnia telefonica e imporre una strategia differente da quella programmata dai francesi. Attraverso un portavoce, la compagnia di Vincent Bolloré ha fatto capire che non sarà facile vincere. “Continueremo a essere il principale azionista di Tim, qualunque cosa accada. Non andremo via”, ha detto aggiungendo che Bolloré “è in Italia da diciannove anni e questa agitazione su Tim è iniziata tre mesi fa”. Elliott ha strategie ambiziose per “creare valore per gli azionisti” e per portarle avanti ha trovato l’appoggio di Cassa depositi e prestiti, entrata in Tim per tentare di ri-nazionalizzare la rete. Per riuscire a raggiungere certi risultati però Elliott non può evitare di fare i conti con i soci francesi che hanno investito 4 miliardi di euro e hanno il 24 per cento del capitale azionario. Elliott vanta una partecipazione superiore al 5 per cento (che intende incrementare) e, pur potendo radunare altri soci, va ricordato che operazioni straordinarie messe in agenda – come la conversione delle azioni risparmio in ordinarie e la vendita della rete – necessitano del consenso di 2/3 del capitale, e Vivendi da sola ne possiede 1/4. La cessione di asset, tra cui Sparkle (cavi sottomarini) e Inwit (antenne), è poi avversata apertamente dal management Tim. Il potere di interdizione di Vivendi è dunque forte. “Il mio gruppo ha guadagnato molto e ha contribuito alla stabilità di Mediobanca e anche di Generali. Penso che faccia parte delle cose della vita: bisogna essere coraggiosi”, ha detto Bolloré in assemblea. Per quanto la sua campagna d’Italia sia a uno stallo non sembra volere deporre le armi.

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