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Ecco dove pescano Elliott e Vivendi per movimentare Tim

Alberto Brambilla

Pochi volti nuovi nelle liste presentate dai due azionisti per rinnovare il board

Roma. La recente battaglia per il controllo del consiglio di amministrazione di Telecom Italia tra il fondo attivista Elliott, affiancato da Cassa depositi e prestiti, contro l’azionista francese Vivendi, promette rivoluzioni solo se si presta ascolto alle magnifiche intenzioni elencate dal fondo americano in un documento in rete intitolato “Transforming Tim”. Se invece si guarda ai nuovi consiglieri proposti dalle due opposte fazioni, in vista dell’assemblea del 24 aprile che dovrà rinnovare l’organo di governo di Tim, è difficile parlare di “nuovo che avanza”.

  

La lista proposta da Elliott presenta manager navigati ma riconducibili a una passata stagione come Fulvio Conti, ex Enel, Rocco Sabelli, ex “risanatore” di Alitalia, e Luigi Gubitosi, attuale commissario straordinario di Alitalia. La nomina di Gubitosi, peraltro, lascia intendere che il suo lavoro per la compagnia di bandiera, alla quale lo stato ha “prestato” 900 milioni di euro per superare la trattativa con tre possibili compratori (la tedesca Lufthansa e le low cost Easyjet e Wizzair), potrebbe durare poco o, peggio, avere esito fallimentare. Ovvero spingere la ex compagnia di bandiera verso la Cdp, dato che la Cassa con l’irruzione in Tim ha ormai superato il “tabù” di entrare in imprese considerate strategiche (sebbene Alitalia di davvero “strategico” non abbia granché se non i suoi 12 mila dipendenti, strategici in quanto bacino di voti). Tra i consiglieri proposti dal fondo di Paul Singer c’è un collegamento con Luxottica, la multinazionale degli occhiali di Leonardo Del Vecchio fusa con la francese Essilor, esperta nelle montature. Per esempio Lucia Morselli, manager famosa perché risoluta nel maneggiare situazioni critiche com’è stata la ristrutturazione della Ast di Terni, nonché persona distante dai sottoboschi romani, è in predicato di entrare nel board di Essilor-Luxottica a fusione conclusa.

  

Nella lista di Elliott – che fronteggia proprio i francesi di Vincent Bolloré – ci sono paradossalmente altre personalità legate alla finanza d’oltralpe. Siede per esempio nel cda dell’assicurazione Axa Paola Bonomo, ex manager di Facebook. Altro nome proposto da Elliott è quello di Alfredo Altavilla, dirigente di lungo corso in Fca vicino all’ad Sergio Marchionne al punto da essere considerato come suo potenziale successore fino a poco tempo fa. Il suo ingresso in Tim probabilmente riduce ulteriormente le chance di guidare Fca nel post-Marchionne, e fa salire le quotazioni dell’americano Richard Palmer, direttore finanziario del gruppo automobilistico. Anche il fronte Vivendi presenta scelte curiose per il rinnovo del board. A questo punto è utile ricordare che la battaglia Elliott-Bolloré è iniziata proprio perché il fondo attivista, appena entrato nel capitale, chiedeva un rinnovo del cda di Tim “occupato” dai francesi che, in virtù di una partecipazione azionaria del 23,9 per cento, esprimevano otto consiglieri su quindici e l’ad. Per non subire il ribaltone Vivendi ha fatto dimettere i suoi consiglieri, facendo così decadere l’organo. Curioso per provenienza geografica è il nome di Michele Valensise che è stato segretario generale della Farnesina per quattro anni fino al 2016, portavoce della politica estera nei governi Berlusconi, e ora è vicepresidente nel gruppo di costruzioni Astaldi. Valensise è stato ambasciatore a Berlino e presiede il Centro Italo-Tedesco per l’eccellenza Europea Villa Vigoni. E’ singolare che un uomo vicino ai tedeschi sia scelto dai francesi per mantenere un piede in un’azienda “strategica” per il governo italiano. Secondo alcuni osservatori, Valensise sarebbe poi capace di parlare con il M5s in quanto, durante la campagna elettorale, è stato tra i diplomatici presenti all’intervento di Luigi Di Maio alla Link University di Roma, considerato centro di collegamento tra i grillini e la diplomazia. Non molte facce nuove nella nuova Tim, ma gli esercizi di equilibrismo sono notevoli.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.