Corrado Passera (foto LaPresse)

La campagna acquisti di Passera per la sua nuova banca con una cinquina di soci

Mariarosaria Marchesano

Prende corpo il progetto dell’ex numero uno di Intesa. Nella squadra dei manager entra Mele (ex Mps)

Milano. Prende corpo il progetto di Corrado Passera di dar vita a un nuovo operatore bancario in Italia. Nella squadra di Passera, che nel progetto è affiancato dall’ex manager di Banca Ifis, Andrea Clamer, sta per entrare Francesco Mele, Cfo di Monte dei Paschi di Siena in uscita e braccio destro dell’ad Marco Morelli. Indiscrezioni riportate da alcuni quotidiani vedono, infatti, Mele in trattativa per un ruolo di primo piano in Spaxs, la società veicolo che in gergo si chiama Spac approdata in Borsa lo scorso gennaio con l’obiettivo di selezionare una o più società target per dar vita, appunto, a una nuova azienda di credito.

 

Intanto, dalle comunicazioni di Borsa emerge il quadro completo dei principali investitori che hanno deciso di scommettere sul progetto dell’ex numero uno di Intesa e di Poste italiane. Tutti insieme hanno messo sul piatto 182,4 milioni di euro e rappresentano oltre il 30 per cento del capitale. Sono i soci “sopra il 5 per cento”, cioè quelli che, detenendo pacchetti rilevanti di azioni, vengono segnalati nella fase successiva al collocamento, che, nel caso della Spaxs si è chiuso con una raccolta record di 600 milioni, dopo avere sfiorato ordini per 800 milioni. Un risultato – è la seconda Spac d’Europa per raccolta di capitali e la prima assoluta finalizzata alla creazione di una start up bancaria – che è andato oltre le aspettative.

 

Chi ha investito sul progetto di Passera? Cinque soggetti in particolare lo hanno fatto impegnando cifre consistenti. Qualche nome è circolato alla vigilia dell’operazione, ma solo adesso si conoscono i dettagli. Non c’è il fondo Algebris di Davide Serra, che da Davos a fine gennaio, aveva annunciato la sua presenza in un’iniziativa che “farà del bene al paese” perché c’è “bisogno di una banca che riesca a erogare nuovo credito alle aziende che affrontano crisi di ristrutturazione” (sarà uno degli obiettivi insieme con l’acquisto di non performing loans e a servizi bancari tradizionali con canali digitali). Serra aveva indicato la cifra di 20 milioni che è sì “consistente”, ma non tanto da rientrare tra i grandi azionisti di Spaxs. Così al primo posto troviamo un investitore internazionale come Bob Diamond (Atlas Merchant Capital Fund) che ha rilevato circa il 7,7 per cento. Diamond (ex ceo di Barclays) è una vecchia conoscenza di Passera, visto che nell’autunno del 2016 aveva dato la sua disponibilità a partecipare all’aumento di capitale di Mps nell’ambito del piano proposto proprio dall’ex ceo di Intesa e che poi non andò in porto. 

 

Interpellato qualche tempo fa da Bloomberg sulla scelta di puntare sull’Italia in un momento di incertezza politica, il fondatore di Atlas ha dichiarato: “Non c’è nulla di cui preoccuparsi. La situazione politica è molto ben conosciuta. Quello che vediamo è che i regolatori e i leader politici credono che non ci sia abbastanza credito per le piccole imprese. Vediamo quindi grandi opportunità per chi eroga credito di alta qualità alle aziende forti”. 

 

Un ragionamento che deve aver convinto anche un gruppo di asset management (e private equity) come la Kairos Partners (da un anno fusa con Julius Baer) guidata da Paolo Basilico, che ha conquistato circa il 6 per cento, poco meno di Sigieri Diaz della Vittoria Pallavicini, aristocratico e (poliedrico) uomo d’affari con forti interessi in finanza, ma che per Spaxs ha messo in campo la fiduciaria Sdp Capital Management, con sede a Malta, attraverso cui amministra il patrimonio di famiglia. Sulla futura banca italiana scommettono anche Filippo Lanza (una carriera all’estero tra Jp Morgan e Deutsche Bank) e Kushal Kumar (ex Lehman Brothers e JpMorgan) con la loro Numen Capital (5,75 per cento), fondata nel 2008 e basata a Londra. Nel circolo ristretto del 5 per cento è entrata la Tensile Capital Management, società di San Francisco il cui co-fondatore, Douglas Dossey, si è occupato personalmente dell’operazione d’investimento con un approccio di tipo private equity. 

 

Dal profilo di questi soci si potrebbe prevedere una loro permanenza di medio-lungo periodo nell’assetto della nuova banca, anche se va ricordato che i pesi e le quote di partecipazione di ciascuno socio potrebbero salire o ridursi con la business combination, cioè con l’acquisizione della società target (allo studio ce ne sono già cinque), la successiva fusione con il veicolo Spaxs e la quotazione del nuovo soggetto in Borsa. A valle di questo percorso, è previsto che i due promotori, Passera e Clamer, detengano il 15-16 per cento delle quote. 

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