Carlo Calenda (foto LaPresse)

Così Calenda porta l'Italia fuori dal carbone

Maria Carla Sicilia

Ecco la nuova strategia energetica nazionale. Più gas e rinnovabili per l'elettricità, auto a carburanti alternativi per i trasporti 

Con 175 miliardi per lo sviluppo di infrastrutture e la promozione di fonti rinnovabili ed efficienza energetica, la strategia energetica nazionale presentata oggi dal governo è entrata tra gli assi di sviluppo della politica industriale del paese. “Insieme al piano industria 4.0 e al piano per l'internazionalizzazione – ha detto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – la Sen sarà uno dei tasselli su cui si gioca lo sviluppo economico del paese”. Il documento fissa gli obiettivi su cui sviluppare la politica energetica per il 2030 e nasce dopo un lungo periodo di consultazione con tutte le lobby coinvolte. E a giudicare dai commenti, sembra che la sintesi individuata abbia messo d'accordo tutti, dal mondo industriale agli ambientalisti.

 

La decisione più importante del piano riguarda l'uscita anticipata dal carbone nella generazione elettrica tra soli otto anni, nel 2025: un cambio di marcia che ha un prezzo economico consistente rispetto al naturale phase out e che pone la questione di come sostituire gli 8 GW che oggi producono le centrali termoelettriche, alimentando il sistema per il 15 per cento. “E' una scelta giusta, corretta ed equilibrata – ha detto il ministro Calenda – ma ci deve essere consapevolezza di quello che bisogna fare per arrivarci”. Consapevolezza che passa per prima cosa dalla conoscenza del prezzo che pagheremo, circa 4 miliardi di euro: “Una cifra significativa”, ha ammesso, “ma riteniamo ne valga la pena”. La spesa pubblica non è l'unica conseguenza. Servirà anche costruire delle indispensabili infrastrutture perché la rete possa sostenere la quota crescente di rinnovabili elettriche, che secondo i piani dovranno rappresentare il 55 per cento nel 2030 partendo da una base del 33,5 per cento del 2015. Un dettaglio non proprio semplice se si pensa alle resistenze locali che spesso incontrano le infrastrutture energetiche, una su tutte il gasdotto Tap.


I ministri sembrano averlo tenuto presente e per questo hanno previsto di condividere l'elenco delle opere necessarie – 19 elettrodotti che realizzerà Terna – con le Regioni, prima di inserirle in un decreto per renderle “strategiche”. La decarbonizzazione è un concetto che piace più di quanto non piaccia la sua attuazione e i rappresentanti delle Regioni dovranno contribuire al progetto mediando con le comunità locali, nell'interesse del sistema paese. “Quando una Regione fa un ricorso contro un gasdotto, non si mette a rischio solo quell'opera ma anche l'obiettivo di decarbonizzare la produzione elettrica entro la data prevista”, ha detto Calenda.

E di gasdotti, oltre alla Tap, ne è previsto anche un altro nella Sen, sempre in Puglia, per ampliare il corridoio sud e diversificare le importazioni. Si tratta di EastMed, già autorizzato nel tratto di interconnessione tra Grecia e Italia, che nel 2025 dovrebbe già importare fino a 20 miliardi di metri cubi all’anno di gas proveniente dal Mediterraneo dell’est. E si parla di Gnl, con il programma di incrementare la capacità di importazione e rigassificazione per favorire la partecipazione dell’Italia al mercato globale, in concorrenza con i terminali del nord Europa. Per farlo, bisognerà recuperare la distanza da Francia e Spagna, diretti competitor nel Mediterraneo e meglio attrezzati dell'Italia. Lo scopo è diversificare le fonti di importazioni per ridurre la forte dipendenza dell'Italia dal gas russo, che al momento rappresenta il 38 per cento dei consumi complessivi nazionali. Il gas è poi centrale perché necessario a garantire l'uscita dal carbone in sicurezza, facendo da sfondo all'incremento delle rinnovabili. Lo spazio lasciato dal combustibile fossile nel settore elettrico sarà infatti riempito con l'aumento della capacità da gas per circa 1,5 GW, oltre ovviamente alla riduzione dei consumi che si concilia con i target di efficienza energetica, mentre è ancora da valutare se saranno sviluppati degli impianti di rigassificazione per il gas naturale liquefatto o una capacità di accumulo per 400 MW in Sardegna. Quanto all'efficienza, l'obiettivo è di ridurre i consumi di 10 Mtep all'anno dal 2021 al 2030 e non è un caso che rappresenti la voce di investimento più grossa della Sen, con 110 miliardi di euro. Soldi che serviranno a sostenere un settore capace di mettere in moto diverse filiere, dall'edilizia alla manifattura.

Altrettanto rilevanti sono gli annunci fatti per il settore dei trasporti. Intanto l'obiettivo della quota rinnovabile, che tra elettricità green e biocarburanti dovrà raggiungere l'ambizioso obiettivo del 21 per cento al 2030 rispetto al 6,4 per cento del 2015. Sarà indispensabile svecchiare il parco auto e per questo si sta valutando di stanziare incentivi da far pagare in bolletta. Una scelta politicamente impegnativa, che secondo Calenda “ha senso, ma va presa in considerazione solo se c'è un'ampia condivisione delle forze politiche”. In attesa di avere un confronto con gli altri partiti, il ministro ha chiarito che il rinnovo del parco andrà verso tutte le fonti alternative, dal gas, all'ibrido, all'elettrico. “Le macchine elettriche previste al 2030 sono quasi 5 milioni”, ha sottolineato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.