Avviso da Londra ai sovranisti d'Italia

Redazione

Lo spauracchio della Brexit sta già deprimendo l’economia del Regno Unito

Non sono giorni facili per il Regno Unito. Neppure per l’economia. Il pil del primo trimestre 2017 è cresciuto dello 0,2 per cento, rispetto allo 0,6 dell’Unione europea e allo 0,4 dell’Italia. E’ il peggior risultato dal 2012, prima di una crescita vivace che (allora) suscitava invidia nell’Eurozona. Oggi al contrario è l’inflazione a salire al 2,9 per cento, ben oltre il 2 stimato dalla Bank of England; che ora è di fronte al dilemma se aumentare i tassi d’interesse, dopo avere appena annunciato (sulla base appunto di previsioni errate) di lasciarli allo 0,25 per cento. Ma la stretta deprimerebbe ulteriormente i consumi, in calo a maggio dell’1,2 per cento, a cominciare dagli alimentari. Conseguenza di salari reali in declino e delle incertezze sulla Brexit e sul governo di Theresa May. Mentre l’Occasional paper di Banca d’Italia stima che senza un accordo di circolazione economica si rischiano dazi del 5 per cento in entrata e uscita: che penalizzerebbero marginalmente l’Europa, ma infinitamente di più il Regno Unito, paese importatore.

 

Questa ondata di umore nero e cifre negative fa il paio con l’instabilità politica e con gli annunci di trasferimenti di aziende e istituzioni e licenziamenti di personale. In compenso, secondo il Pew Research Center, il favore degli inglesi verso l’’Unione europea è risalito al 54 per cento, dal 44 di un anno fa. Morale per i sovranisti italiani – grillini, leghisti, fratelli e sorelle d’Italia – ci avevano venduto la Brexit come un successo e una straordinaria prova di democrazia, per gli inglesi, da replicare da noi come un felice esercizio di sovranità-tà-tà. Alla larga.

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