Michael Barnier e David Davis. Foto LaPresse/Reuters

Brexit, si comincia

Redazione

Londra non cambia la posizione hard, ma il potere negoziale è dell’Europa

Il negoziato sulla Brexit è formalmente cominciato, il team inglese di qui e quello europeo di là, uno di fronte all’altro, con prospettive e umori molto diversi. Londra ha confermato di voler procedere con la hard Brexit, questo stabilisce la lettera di intenti firmata dal premier May alla fine di marzo e questa è l’unica posizione negoziale per ora prevista e codificata. L’alternativa “soft” non “means Brexit”, e rimangiarsi la parola data non è al momento possibile. L’Europa, che pure si presenta conciliante, ha preso atto della decisione di Londra senza infierire troppo ma opponendosi alla prima richiesta inglese, che era quella di negoziare sulle tre priorità – diritti dei cittadini europei, costo iniziale del divorzio e questione nordirlandese – mentre ci si accordava anche sui rapporti commerciali, che sono priorità per Londra. Non si può, ha detto il capo negoziatore europeo Barnier, e il suo omologo inglese Davis ha detto di sperare in un accordo “ragionevolmente presto” sui diritti dei cittadini, la cui policy sarà codificata in un documento del governo inglese che sarà pubblicato lunedì prossimo. Barnier ha ribadito quello che dice da sempre: no punizioni, ma le azioni “hanno conseguenze”, e così lo sbilanciamento a favore dell’Europa è stato ancora una volta evidente. Riecheggiano le parole della Merkel di qualche settimana fa: non credete alle “illusioni” sulla Brexit, pure se la prospettiva oggi è quella della “fairness”, concessione magnanima di Bruxelles che sa di avere il potere negoziale dalla sua parte. Londra ha un governo debole, un premier che non sa se arriverà alla fine dell’anno, dati economici che registrano impasse e instabilità: le speranze di successo appaiono sempre più mortificate.

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