Boenig 777 (foto di Eurico Zimbres)

Al via il commissariamento di Alitalia

Redazione

Il Cda: "Impossibile ricapitalizzare. Assemblea il 27 aprile". Poi si aprirà il tavolo al Mise. Il ministro Calenda: Ora cessione o liquidazione

Arriva oggi la decisione del Cda di Alitalia sul commissariamento, formalizzata nella formula di rito comunicata dall'azienda: "Data l'impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione, il Consiglio ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un'assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse". Ieri sera i dipendenti Alitalia avevano respinto con una maggioranza netta – 67 per cento di No – il preaccordo di salvataggio della compagnia, avviandosi a grandi passi verso il commissariamento. A questo potrebbe seguire la liquidazione nel giro di sei mesi, a sua volta preceduta dal classico "spezzatino" per riuscire a recuperare capitali vendendo quei pochi asset rimasti, tra aerei di proprietà, immobili e bande orarie di decollo e atterraggio. Dopo l'assemblea dei soci si terrà un incontro al ministero dello Sviluppo economico, inizialmente previsto per domani e poi rimandato. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda esclude categoricamente un intervento di nazionalizzazione. Piuttosto, "nell'orizzonte temporale dei sei mesi, si può negoziare con la Ue un ponte transitorio finanziario".

Il gruppo aggiunge che il Cda "ha preso atto con rammarico della decisione dei propri dipendenti di non approvare il verbale di confronto firmato il 14 aprile tra l'azienda e le rappresentanze sindacali”, che avrebbe sbloccato un aumento di capitale da due miliardi, compresi oltre 900 milioni di nuova finanza, da utilizzare per il rilancio della compagnia. In un secondo comunicato Alitalia specifica che il programma e l'operatività dei voli "non subiranno al momento modifiche".

 

Intanto Alitalia ha notificato ad Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, l'avvio della procedura per la nomina di un commissario. Le procedure di commissariamento sono previste dalla legge Marzano, dal nome del ministro delle attività produttive del governo Berlusconi II, Antonio Marzano, che l'ha firmata. La legge contiene misure per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza. Entrata in vigore il 21 febbraio 2004, prevede l'accesso ad una procedura di amministrazione straordinaria con un commissario che ha 180 giorni di tempo, più una possibile proroga di 90 giorni, per il piano di ristrutturazione.
  
"Alitalia rientra a pieno titolo nei requisiti per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria stabiliti dalla legge, che fissa sia l'importo minimo del debito sia il numero dei lavoratori coinvolti: non meno di 500 dipendenti e debiti non inferiori a 300 milioni, inclusi quelli derivanti da garanzie rilasciate", scrive l'agenzia AdnKronos. Ma non si tiene conto che il debito potrebbe schizzare all'insù: se è vero che lo stato offre una garanzia da 300 milioni attraverso l'agenzia Invitalia, allo stesso tempo va ricordato che ci sono 340 milioni di biglietti venduti ma non ancora utilizzati. Se quindi Alitalia smette di operare dovrà rimborsare il costo del biglietto ai viaggiatori o – ancora più costoso – pagare per farli volare comunque con altre compagnie. L'impresa può chiedere al ministro delle attività produttive l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, tramite la ristrutturazione economica e finanziaria. Con proprio decreto il ministro provvede all'ammissione immediata dell'impresa alla procedura di amministrazione straordinaria. Il decreto, comunicato immediatamente al tribunale, determina lo spossessamento del debitore e l'affidamento al commissario straordinario della gestione e dell'amministrazione dei beni dell'imprenditore insolvente.

  

Chiamati a esprimersi con il referendum, ieri sera gli oltre 10mila lavoratori Alitalia avevano detto no al preaccordo per il salvataggio, aprendo così la strada al commissariamento della compagnia. Sottoposto a referendum a Roma, Milano e sedi periferiche, l'accordo - che prevedeva, tra l'altro, 980 esuberi e tagli medi degli stipendi dell'8 per cento - è stato bocciato con 6.816 voti contrari e 3.206 favorevoli.

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