Berlino, la Reichsbank durante l'iperinflazione

Uscire dall'euro è un po' come adottare le Pizze di Fango (del Polesine) per valuta. Simulazione choc

Sandro Brusco

Il costo di un’Italexit dipende da come tale uscita viene attuata e il calcolo richiede fare ipotesi sulle politiche economiche che verranno adottate

C’è qualcosa di morboso e affascinante nella insistenza e pervicacia con cui nel dibattito economico italiano vengono ignorati i temi importanti, come la scarsa crescita della produttività, mentre si perde tempo a discutere assurdità e sciocchezze. Tra tutte le sciocchezze, nessuna è più perniciosa dell’idea che la crisi italiana si possa risolvere semplicemente uscendo dall’euro. E all’interno di questa sciocchezza, niente è più devastante dell’idea che non ci sarebbe alcun costo per il paese se fosse possibile, con una bacchetta magica, ridenominare i contratti esistenti in euro in una nuova valuta di nostra scelta. È grazie alla lex monetae che questo trucco è possibile, sentirete spesso dire, dato che in Italia l’unica cosa più pervicace delle sciocchezze economiche è l’idea che l’uso del latino faccia sembrare più intelligenti.

 

Cerchiamo di portare un po’ di ordine in questa discussione. La prima cosa molto importante da capire è che la domanda “quali sono i costi di un’uscita dall’euro?” è completamente mal posta. Giornalisti e conduttori di talk show poco scrupolosi la pongono lo stesso e gettano numeri (non importa se sensati o insensati) alle masse affamate di certezze, ma così facendo adottano un comportamento decisamente poco professionale. È un po’ come chiedere quanto pesa un cubo con lato di un metro, senza specificare di che materiale è fatto o se è vuoto o pieno.

 

Il costo di un’uscita dall’euro dipende da come tale uscita viene attuata e il calcolo dei costi richiede fare ipotesi sulle politiche economiche che verranno adottate sia dall’Italia sia dagli altri partner europei. La seconda cosa importante da capire è che le politiche che verrebbero attuate dopo un’eventuale uscita dall’euro non sono e non possono essere necessariamente definite in anticipo. Che piaccia o non piaccia, nessun governo e nessuno stato sovrano ha il potere di impedire l’abuso della politica monetaria o della politica fiscale. Cerchiamo di capire meglio il problema. Immaginiamo che da domani il governo italiano decida di uscire dall’euro e adottare invece come valuta la Pizza di Fango del Polesine (terra di cui l’autore è fiero figlio). Che succederebbe? I sovranisti ci dicono che non ci sarebbero problemi. Basterebbe ridenominare i contratti in Pizze, magari fissando il cambio iniziale a un euro per Pizza. Una famiglia che ha comprato titoli di stato per 20 mila euro si vedrebbe rimborsare 20 mila Pizze. Se i titoli di stato scadono tra dieci anni, le 20 mila Pizze verranno pagate tra dieci anni. Stessa cosa per il risparmio postale e tutti gli altri strumenti finanziari. È la lex monetae che ci permette di fare questo, ci dicono tronfi e soddisfatti del loro latino i sovranisti. Tranne per alcuni piccoli problemi, ossia investitori che hanno il potere di esigere il regolamento dei conti in euro. Tra questi c’è la Banca centrale europea (Bce). Da qui è sorta l’etilica interrogazione di un paio di deputati al parlamento europeo e la sobria risposta di Mario Draghi, che ha fatto presente che l’uscita dall’euro richiede previamente la chiusura dei saldi Target 2 per un totale di circa 359 miliardi. Di euro. Proprio di euro, non Pizze. È questo un problema? Dipende (lo so, è la risposta favorita dagli economisti), ed è cruciale capire da cosa dipende.

  

Cominciamo dallo scenario ottimista, quello in cui la chiusura dei saldi Target 2 non è un problema. Secondo tale scenario, la Pizza viene accolta con grida di giubilo dai risparmiatori di tutto il mondo, stanchi di essere costretti a investire solo in euro, dollari o yen e desiderosi di provare nuove esperienze gastronomico-monetarie. Reperire i 359 miliardi di euro in tal caso è semplice. Si emette nuovo debito per 359 miliardi di Pizze, piazzandolo nei paesi dell’area euro, più o meno agli stessi tassi d’interesse che paghiamo ora. I sottoscrittori potranno acquisire il nuovo debito denominato in pizze usando i loro euro. Lo fanno entusiasticamente, e il governo si ritrova in tasca i famosi 359 miliardi di euro da consegnare a quei noiosi ragionieri della Bce. La posizione debitoria non cambia, si è emesso nuovo debito in pizze ma si è cancellato un equivalente debito in euro. Problema risolto. Oppure no.

 

Veniamo infatti allo scenario pessimista, quello in cui non ci sono urla di giubilo ma sussurri un po’ spaventati, del tipo “ma a questi che è venuto in mente?”. Per ragioni sicuramente da imputare a qualche complotto dei vostri nemici preferiti, i risparmiatori pensano che le Pizze potrebbero perdere di valore rispetto alle altre valute. Per questa ragione i tentativi di vendere debito denominato in Pizze agli stessi tassi di interesse pagati sul debito in euro falliscono. Sicuramente a causa di malelingue che invidiano l’Italia perché si mangia meglio, iniziano a girare voci che la Pizza potrebbe svalutarsi rispetto alle principali valute del 20 per cento in un anno. Altre malelingue che, oltre alla cucina, ci invidiano anche il patrimonio artistico suggeriscono che potrebbe andare anche peggio, magari 30 per cento. Ora, mettetevi nei panni di un povero pensionato che ha quattro soldi da investire. Potrebbe comprare qualcosa in euro, oppure il debito italiano denominato in Pizze. Che deve fare sto poveraccio? Se il tasso è lo stesso, chiaro che è meglio comprare gli euro. Comprerà il debito in Pizze solo se l’interesse lo compensa per la perdita di valore della moneta. Per cui, i tassi d’interesse sul debito italiano andranno su. Di quanto? Risposta complicata e che richiede varie ipotesi (sì, come quando chiedi di che materiale è il cubo), ma sicuramente i costi sarebbero sostanziali. Quindi sì, in tal caso sarebbe un problema. Ora potete dare la vostra risposta alla domanda di quanto è costoso uscire dall’euro. Voi pensate che, date le condizioni attuali del paese e della classe politica che lo governa, il passaggio alla Pizza di Fango del Polesine verrebbe accolto dalle urla di gioia dei risparmiatori di tutto il mondo o da sussurri imbarazzati? Ognuno può dare la risposta che più lo convince, ma se credete allo scenario con le urla di gioia poi chiamatemi. Ho una serie di magnifici monumenti da vendere.

 

Sandro Brusco, Stony Brook University (New York)

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