Block friday, il solito sciopero del venerdì che allontana Roma da Milano

Redazione

Contro chi si protesta a Roma? Non certo contro il sindaco Raggi, che fin dalla campagna elettorale ha annunciato il No alle privatizzazioni. Anche perché i 60 mila dipendenti capitolini restano un bel serbatoio di voti grillini.

Block Friday: ricorrenza romana che consiste nello sciopero dei servizi municipali, trasporti, raccolta dei rifiuti e altro, almeno una volta al mese (media 2016), alla vigilia del fine settimana, spesso anche il lunedì successivo (5 volte quest’anno). Il Block friday ha coinciso con il Black friday vanificandone in gran parte i benefici economici. Preferibilmente si associa ad altre proteste locali e nazionali, esempi la “Giornata contro la violenza sulle donne” di ieri; o due settimane fa un corteo “per il No al referendum e il diritto alla casa”.

Venerdì 25 novembre c’era uno sciopero nazionale delle Ferrovie, che ha fermato solo il 10 per cento delle corse. A Roma invece le astensioni del 6 per cento del sindacato “Cambia-Menti” dell’Atac e del 5 per cento dell’Usi dell’Ama hanno prodotto la chiusura delle linee A e C della metropolitana, e la mancata raccolta della spazzatura.

Ma contro chi si protesta a Roma? Non certo contro il sindaco Virginia Raggi, che fin dalla campagna elettorale ha annunciato il No alle privatizzazioni, come si sa contrarie al “bene comune”, e ha appena erogato agli impiegati del Campidoglio il soprassoldo bloccato dalla Corte dei conti. Infatti i 60 mila dipendenti capitolini restano un bel serbatoio di voti grillini. Sfruttare il movimentismo sindacale, lo “scontento”, il “disagio” è poi la specialità dei 5 stelle, che danno la colpa a chi c’era prima e ai poteri forti.

Anche lo stato delle municipalizzate romane – Atac con un deficit cumulato di 1,1 miliardi e perdite annue di 90 milioni; Ama con 600 milioni di debiti – viene presentato come eredità dei vecchi partiti. Sennonché in coincidenza con il Block friday romano ecco da Milano la notizia che l’Atm, l’azienda locale dei trasporti, realizza un utile annuo di 30 milioni, investirà 607 milioni entro il 2019 e studia un accordo con le Ferrovie per la linea 5 del metrò. Le Fs si erano fatte avanti anche per la metropolitana romana, per la quale sarebbero l’unica salvezza; così come per i 4 milioni di persone che si spostano nella capitale e per le casse pubbliche (la linea C è già costata allo stato 3,5 miliardi). Ma non sia mai: l’efficienza di mercato è cosa appunto da poteri forti e da vecchia politica.

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