Il numero uno della Bce, Mario Draghi (foto LaPresse)

Un falco della Cdu punzecchia Draghi e la suscettibilità italiana

Andrea Affaticati
I rapporti con l’Italia sono diffidenti. Basta leggere gli articoli sul presidente della Bce Mario Draghi, detto: “L’italiano”.

Milano. Non è un bel momento per Angela Merkel. L’ala più conservatrice della Cdu, il Berliner Kreis, ha appena fatto recapitare alla cancelliera tedesca un manifesto in cui chiede un deciso cambio di rotta, soprattutto sui profughi. Il leader della Csu Horst Seehofer minacciava qualche giorno fa di rompere l’alleanza politica con la Cdu, mentre la “sorpresa” Alternative für Deutschland (Afd) continua a raccogliere consensi. Fuori dai confini, è a rischio l’accordo sull’abolizione del visto d’ingresso per i cittadini turchi nell’Ue, e dunque anche quello tra Ue e Turchia sui profughi: un portavoce di Ankara ha già fatto sapere che senza l’abolizione del visto rimanderanno in Europa i profughi. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, in una recente conferenza stampa con l’omologo austriaco Wolfgang Sobotka, a proposito dei migranti affermava che l’Italia deve invece controllare meglio le sue frontiere, altrimenti la chiusura del Brennero sarà inevitabile. “Mah, non sarei così suscettibile”, dice al Foglio Wolfgang Bosbach, politico di lungo corso della Cdu ed esponente di spicco del Berliner Kreis. “Paesi così a lungo e strettamente legati l’uno all’altro devono essere in grado di accettare toni a volte più franchi. E poi – aggiunge ridendo – agli italiani non abbiamo fatto vincere i Mondiali? Avremmo potuto batterli 3 a 0 nelle semifinali e invece li abbiamo fatti andare avanti. Un favore ce lo devono pure”.

 

Scherzi a parte, i rapporti con l’Italia sono diffidenti. Basta leggere gli articoli sul presidente della Bce Mario Draghi, detto: “l’italiano”. “E no – dice Bosbach – Il fatto che Draghi sia un italiano non c’entra proprio nulla. Ciò che gli viene contestato è la strategia. Anziché attenersi alle competenze della Bce, che sono la politica monetaria, lui ha vieppiù attuato una politica di finanziamento degli stati. Per non parlare dei tassi di interesse così bassi da finire per espropriare i piccoli risparmiatori”.  Certo, Draghi non fa di testa sua, risponde al board. Ma Bosbach è convinto che “se al posto di Draghi ci fosse stato Axel Weber, il corso sarebbe stato un altro”. Quale è difficile dirlo, ammette, ma sicuramente meno accomodante.

 

Bosbach ha la fama di essere un bastian contrario e al tempo stesso uno dei politici più fedeli a Merkel. Ha contestato la gestione della questione profughi ma tiene a precisare: “Non siamo stati noi a farli venire. Lo scorso settembre sono stati Ungheria e Austria a chiederci di far entrare i disperati bloccati alla stazione di Budapest, anche perché avevano tutti la stessa meta: la Germania”. Dopo il grande “ce la possiamo fare” di Merkel, ci sono stati degli inasprimenti, solo due giorni fa sono stati prolungati i controlli da parte della polizia federale alle frontiere tedesche – una concessione volta ad ammansire il ribelle Seehofer. “Non sottovaluterei le parole di Seehofer – dice Bosbach –  ma nemmeno le drammatizzerei. Sono iscritto da 45 anni alla Cdu e ho ha assistito a non so più quanti scontri con la Csu. Abbiamo sempre trovato una soluzione”.

 

Intanto però l’Alternative für Deutschland incalza e raccoglie successi. “L’AfD non va presa sotto gamba – dice Bosbach – Non sono per la demonizzazione e nemmeno per dichiarazioni del tipo ‘con loro non si parla’. E’ l’approccio peggiore, come se non avessimo argomenti da contrapporre ai loro. Parlare non vuole però dire coalizzarsi, questa ipotesi non la vedo proprio, almeno al momento”. Sì, ma il futuro di Merkel? I sondaggi per le elezioni regionali in autunno e in primavera pronosticano perdite per la Cdu, il nervosismo nel partito è palpabile. E se saltasse anche l’accordo Ue-Turchia? “Merkel sarà la candidata dell’Unione anche nelle politiche del 2017 – ribadisce deciso Bosbach – E poi la Cdu è un partito pacifico”.