Chi sbaglia, non paga. E' la Giustizia

Redazione
La lentezza dei processi ha un costo. Renzi non svicoli, crei un “bonus”

Vanno verso il miliardo di euro gli indennizzi stabiliti ma in gran parte non pagati, da quando (2001) è in vigore la legge Pinto, il risarcimento per le vittime della lunghezza della giustizia: per lunga si intende oltre tre anni in primo grado, due in appello, uno in cassazione. A fine 2014 su 750 milioni di euro dovuti ne erano stati smaltiti solo 313. I decreti da liquidare sono oltre 50 mila per più di 450 milioni. In questa situazione nella legge di Stabilità il governo ha pensato bene di infilare norme restrittive contro le quali i Radicali Riccardo Magi e Michele Capano e il deputato Tancredi Turco (garantista doc, espulso dai Cinque stelle) hanno proposto emendamenti in attesa del voto alla Camera: nelle intenzioni governative ci sono la maggiore arbitrarietà attribuita al giudice del risarcimento e il taglio tout court della riparazione.

 

Oggi va da 500 a 1.500 euro per ogni anno o frazione oltre la durata del “equo processo” – range già inferiore allo standard della Corte europea dei diritti dell'uomo, che da tempo censura l’Italia –, cifre che dovrebbero scendere a 400 e 800 euro. E si parla solo degli indennizzi per le lentezze degli uffici giudiziari. A parte ci sono poi gli errori e le colpe della giustizia: il 25 novembre a Reggio Calabria si è chiusa in appello la causa di risarcimento per Giuseppe Gulotta, un muratore oggi 57enne, condannato nel 1990 all’ergastolo, riabilitato dopo 22 anni di carcere e 36 di processi. Per conoscerne l’entità dovrà attendere altri due mesi. Ecco: tra quelli dati ai professori e ai diciottenni, un bonus sul quale il governo risulta non pervenuto.

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