Così i proletari della Borsa subiscono l'aggiotaggio di stato

Ugo Bertone
Chi va in Borsa lo fa a proprio rischio e pericolo. Ma un conto è soccombere alla legge dei “fondamentali”, i comandamenti che dovrebbero regolare la vita di un titolo o, quantomeno, alle peripezie dell’economia. Altro è in finire nelle grinfie di Alexis Tsipras.

Milano. Avanti popolo dei cassettisti, alla riscossa. L’appello vale per i portuali di Amburgo, fedeli sottoscrittori dei fondi pensioni tedeschi così come per i tassisti di Parigi, dotati di piani di risparmio in azioni che dovrebbero proteggere la vecchiaia dalle insidie di Uber. Lo stesso vale per il Bot people italiano e anche per la signora Jane Zhang, stimata impiegata del metro di Shanghai che si è vista congelare, a sorpresa,il suo tesoretto di titoli (10 mila yuan, più o meno mille euro) sull’onda del tracollo della Borsa cinese.

 

Sono loro, a ogni latitudine, i veri proletari della cedola, in balia dell’andamento dei mercati, come è accaduto questa settimana. Certo, si sa, chi va in Borsa lo fa a proprio rischio e pericolo. Ma un conto è soccombere alla legge dei “fondamentali”, i comandamenti che dovrebbero regolare la vita di un titolo o, quantomeno, alle peripezie dell’economia. Altro è in finire senza alcuna protezione, nelle grinfie di Alexis Tsipras o della star, Yannis Varoufakis. Oppure di Jeroen Dijsselbloem, ministro olandese che vanta eccellenti voti in tedesco. E’ stato lui, il giorno di san Giovanni, ad annunciare la lieta novella del prossimo accordo tra la Grecia e i creditori, sei giorni prima della scadenza del prestito di 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale. Notizia confermata, nella sostanza, dagli altri attori del dramma greco. Ma mal ne incolse all’azionista che, sulla base di queste notizie, ha deciso di puntare un chip su qualche titolo, tipo il malandato Monte Paschi, così giù da far tenerezza. A loro perché, i leader della Grecia hanno deciso il venerdì di rovesciare il titolo chiamando il popolo alle urne.

 

Un disastro del tipo “si salvi chi può”. Soprattutto dopo l’esito trionfale del “no”. Eppure, con il senno di poi, per i bene informati è stato quello il momento giusto per compare azioni e titoli di stato a piene mani. Un Btp a dieci anni, che accusava uno spread di 165 punti di lunedì, in quattro giorni ha ristretto la forbice con i Bund di 40 punti. Roba che vale una plusvalenza del 20 per cento abbondante per i trader professionisti, quelli che sanno muoversi con disinvoltura nei misteri dei margin call. Ma che hanno provocato perdite, non da poco, tra i meno informati e quindi i più deboli, i più vulnerabili allo stillicidio di notizie in arrivo dai leader “responsabili” del tutto incuranti dell’effetto dei siluri che piovono sui listini. Per carità, la Borsa non è tutto. Ma suona strana la decisione del debitore di fare saltare il tavolo delle trattative fuori tempo massimo, con un referendum indetto troppo tardi per non fare saltare il pagamento del debito al Fmi (circostanza che, per le agenzie di rating, non equivale al default) ma non così in ritardo da impedire un accordo in extremis con Bruxelles.

 

[**Video_box_2**]A pensar male, come ha scritto la rivista il Denaro, si può sospettare una sorta di aggiotaggio di stato, reso possibile dalla diffusione, per giunta reiterata, di “notizie false, esagerate e tendenziose” per alterare il valore di un titolo o di molti titoli. Ipotesi ardita. Sarebbe come accusare Robespierre di un’intesa con i Rothschild. O sospettare che Varoufakis assieme a Paul Krugman e Joseph Stieglitz sia così ingenuo da mettere a rischio l’immagine per la vil moneta. Ma la teoria dei giochi, in cui è maestro, ha senz’altro danneggiato i risparmiatori più cheap. Così come le teorie di Su Zhou, il genio della guerra cinese, hanno pesato sui 50 milioni di cassettisti in Cina. Più di metà del listino cinese è stato congelato dalle Autorità per evitare nuovi ribassi. Ma questo impedisce alla signora Zhang di disporre dei titoli acquistati da marzo in poi, quando il genio dei mercati ha preso piede a Shanghai. Potrà attendere senza troppo stress che il Partito decida di permettere di nuovo le vendite dei titoli ai loro legittimi proprietari. Ma anche lei sospetta, sotto sotto, che qualcuno, il solito “bene informato” avrà notizie essenziali in anticipo. E ci farà soldi a danno dei cassettisti. (u.ber.)

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