La cancelliera tedesca, Angela Merkel (foto LaPresse)

Merkel, una spina in meno a destra

Pierluigi Mennitti
Neppure un anno fa, in un pomeriggio di pioggia, Hans-Olaf Henkel si aggirava con un Borsalino di paglia sulla Pariser Platz di Berlino, durante un comizio elettorale di Alternative für Deutschland (AfD) per le elezioni europee.

Berlino. Neppure un anno fa, in un pomeriggio di pioggia, Hans-Olaf Henkel si aggirava con un Borsalino di paglia sulla Pariser Platz di Berlino, durante un comizio elettorale di Alternative für Deutschland (AfD) per le elezioni europee. Mentre il segretario del movimento, Bernd Lucke, spiegava dal palco che avrebbe messo i bastoni fra le ruote degli eurocrati, lui, ex presidente di Confindustria e garante della corrente liberale, ascoltava distrattamente, attendendo in veste di capolista il giorno in cui gli elettori gli avrebbero dato il via libera per trasferirsi a Bruxelles. Ora Henkel quel Borsalino se l’è tolto dal capo e lo ha scaraventato in faccia al suo partito, alzando il livello di uno scontro interno che potrebbe rivelarsi esiziale. Il settantacinquenne ex manager con la passione per la politica si è dimesso in queste ore dalla direzione di AfD, accusando la leadership di essersi fatta fagocitare dall’ala conservatrice e di non aver saputo frenare il continuo scivolamento a destra, verso posizioni populiste e nazionaliste.

 

“Siamo nati come partito dei professori per contrastare la fatale politica sull’euro – dice Henkel al Foglio da Strasburgo – Subito i vecchi partiti hanno compreso il pericolo che costituivamo. Ma invece di contrapporci degli argomenti, ci hanno bollato come populisti di destra”. Il resto lo hanno fatto i media, che hanno alimentato il mito del movimento estremista: “Così alcuni populisti sono arrivati da noi e ora ce li ritroviamo in casa che cercano di impossessarsi del partito. La nostra colpa è di essercene accorti tardi ma c’è anche la complicità di alcuni funzionari che hanno consapevolmente attirato certi personaggi”. Nel documento con cui ha annunciato le dimissioni, Henkel li ha definiti “carrieristi, ideologi di destra, pazzoidi e falliti”. Un problema di selezione del personale che è risultato fatale per molti partiti nuovi, affacciatisi all’improvviso nell’ormai liquida arena partitica tedesca. I Pirati, esplosi e poi afflosciatisi nell’arco di 24 mesi, sono l’esempio più recente. “Nei partiti tradizionali i politici fanno carriera passo dopo passo, conquistando gradualmente importanza e notorietà – dice Henkel – Da noi alcuni sono diventati personaggi famosi dall’oggi al domani senza riuscire a gestire la novità e ora pensano di poter camminare sulle acque. Ma per lo sforzo non sono quasi più in grado di fare un passo sulla terra”. Se ne poteva accorgere prima? “Non so se sono stato un ingenuo, certo è che molti di noi hanno percepito il problema troppo tardi”.

 

[**Video_box_2**]L’improvvisa fiammata di questi giorni è solo il punto finale di una guerra fra l’anima liberale e quella conservatrice che si trascina ormai da molti mesi e può sancire l’ennesimo fallimento in Germania del progetto di una forza di destra concorrente e alternativa alla tradizione cristiano-democratica. L’idea di riunire in una proposta politica moderna liberalismo economico e conservatorismo sociale rischia di saltare di fronte alla realtà che il populismo fa presa e gonfia le urne e sembra esprimere lo Zeitgeist di un ceto medio terrorizzato dalla perdita di ruolo sociale e sicurezza economica. “Non so se sia un destino inevitabile – dice Henkel – Certo è diventato un pericolo reale anche in Germania. L’obiettivo delle mie dimissioni dalla dirigenza è quello di richiamare l’attenzione, di dare una sveglia alla grande maggioranza dei militanti del nostro partito”. Il momento non è dei migliori. Fra due settimane si vota a Brema, una delle tre città-stato del paese, le cui elezioni hanno valenza regionale, e gli elettori tedeschi, tradizionalmente, non amano i partiti rissosi. L’AfD è data al 6 per cento nei sondaggi, ma terrà? Di certo gongola la cancelliera Angela Merkel, nel momento in cui occorre chiudere definitivamente le trattative con il riottoso governo di Atene, con il premier greco Tsipras che le toglie dal fianco (sinistro) la spina Varoufakis e con l’AfD che si affloscia liberando un altro fianco, il destro.

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