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di cosa parlare stasera a cena

Sulla manovra il Parlamento si fa sentire, ma in direzioni politicamente ingestibili

Giuseppe De Filippi

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Citiamo Cerasa che cita Meloni, e certamente il passaggio finale delle leggi di bilancio tende da anni a saltare o accorciare in modo drastico le procedure parlamentari, ma non si può dire che il Parlamento non si faccia sentire, né nella fase preparatoria della manovra, né in quella di definizione dei provvedimenti, né in quella attuativa durante l’esercizio di bilancio. Questa volta, poi, il Parlamento ha espresso sia l’opposizione vera e propria, anzi, le opposizioni vere e proprie, sia il dissenso interno alla maggioranza. Dando la possibilità a chi aveva qualche idea sensata alternativa di proporla (il problema era la capacità politica di tenere seriamente l’attenzione e l’impegno sulle proposte alternative), oppure dando spazio a chi voleva fare un po’ di attacco politico magari andando a calcolare gli effetti degli spostamenti di fondi dalla spesa militare a forme di spesa sociale, gioco facile ma sempre efficace. E poi, super protagonista, c’è stata, come si diceva, l’opposizione piazzata a giorni alterni in gruppi di maggioranza. Un’opposizione ontologica, come quella guidata da Borghi e Bagnai, la coppia già no-euro (ed en-passant anche no-vax, almeno Borghi) e ora anche no-equilibrio previdenziale (o, forse, no-Meloni, ma senza poterlo dire). Forse il punto è che il Parlamento si fa sentire e anche tanto, ma in direzioni politicamente ingestibili. Fino a portare gli adulti nella stanza a risolvere tutto con la fiducia. Se, comunque, le forze parlamentari intendono davvero ristabilire pesi e contrappesi tra ciò che vuole il governo e ciò che approvano le due aule c’è tutto il tempo, già a partire da gennaio, per esprimersi, valutare, gestire, la politica di bilancio con una attuazione migliorativa della manovra in via di approvazione.

Anche Matteo Renzi segnala la stessa incoerenza, ma valgono le stesse considerazioni.

 

Le tre "cose" principali

Fatto#1

Il punto importante per le trattative (mal)avviate da Trump per fermare la guerra di occupazione in Ucraina è che sul terreno i russi continuano a non avere alcun successo significativo e che, anzi, la capacità di resistenza ucraina aumenta e le tecniche difensive vengono sempre più affinate, mentre diventano più accurate ed efficaci le azioni anche in territorio russo per distruggere il sistema economico legato all’energia. Si tratta di capire a vantaggio di chi gioca il tempo. Perché è vero che l’Ucraina è tremendamente messa alla prova dalla lunga guerra ma anche per la leadership russa non è una passeggiata e i danni all’economia possono diventare eccessivi per la capacità di sopportazione russa. 

Qui qualche indicazione sulla incoerenza tra obiettivi dichiarati dai russi e tattiche applicate sul terreno.

 

Fatto#2

Sappiamo che si tratta di operazioni politiche fatte al margine di un partito accreditato intorno al 10 per cento dei voti e di un altro intorno al 2 per cento, ma è pur sempre l’unica cosa che si sta muovendo nell’offerta di rappresentanza in Italia. Insomma, anche solo parlarne già fa un po’ muovere le cose, anche perché il voto è lontano ma non lontanissimo e fanno piacere un po’ di idee per spezzare la rigidità del dibattito pubblico.

 

Fatto#3

I pochissimi che vogliono avere figli in Italia (eppure è così bello averne). 

 

Oggi in pillole

  • Per il referendum sulla giustizia di dovrebbe votare in due giorni, probabilmente il 29 marzo. Il comitato per il Sì affila la sua campagna.
  • Ripeschiamo la vicenda del razzo della società di Musk che esplodendo ha messo in pericolo alcuni voli di linea. Il padrone delle varie X commerciali nel mondo non intende adeguarsi alla vita in comune e alle regole dello stato e degli stati.
  • Matteo Salvini contesta il mancato trasferimento a Perth per Como-Milan.
  • Perché siamo tutti nel presepe.

 

 

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