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di cosa parlare stasera a cena

Altro che Art of the Deal. Il vero genio della trattativa è Volodymyr Zelensky

Giuseppe De Filippi

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Altro che Art of the Deal, il vero genio della trattativa, la cui tecnica un giorno sarà da studiare e diffondere, è Volodymyr Zelensky, ben aiutato dai suoi negoziatori di punta. Non per aver concluso la trattativa con la parte russa, impossibile perché Vladimir Putin non negozia ma tenta solo di usare la forza e gli strumenti di guerra ibrida con l’intossicazione del dibattito politico nei paesi che intende colpire, ma per la pazienza straordinaria con cui riesce a tenere con sé i compagni di strada più recalcitranti, potenziali doppiogiochisti, svogliati, forse venduti. Ci riesce con una tenacia impressionante, senza lasciarsi mai prendere dall’avventatezza causata dal nervosismo e senza allontanarsi mai dall’obiettivo di far uscire il suo paese con un trattamento giusto dalla situazione drammatica in cui si trova. Ha retto al bullismo di Donald Trump e dei suoi parenti e collaboratori e alle piccole provocazioni delle minoranze filorusse in Europa. Non ha chiuso rapporti, ha sempre fatto il possibile per ottenere comunque qualcosa. Nella sua specifica arte della trattativa sa usare in modo magistrale il criterio del massimo possibile. Sa rinunciare quando occorre, sa valutare (evidentemente consigliato dal suo staff) alcuni obiettivi in nome del risultato finale. Succede anche ora con la dichiarazione fatta circolare con cui si è detto disposto a rinunciare all’adesione alla Nato. Si tratta di una rinuncia pesante, ma che, contestualizzata, diventa molto minore. Perché la sicurezza ucraina, in futuro, non può che dipendere dall’impegno europeo e quindi da nuove forme di collaborazione militare, probabilmente da inserire in una specie di stabilizzazione dell’esperienza dei volenterosi. Detta più direttamente: è molto probabile che la sicurezza ucraina dipenda in grande parte dalla Germania, dal suo rafforzamento, dal suo ruolo di capofila della rinnovata forza militare europea. Mentre l’adesione all’Ue resta nei progetti ucraini. E rappresenta una vittoria politica di grande portata di fronte alla propaganda antieuropea e alla pratica antidemocratica in cui si impegna quotidianamente il Cremlino. Forse siamo vicini a una prima vera formalizzazione della proposta di tregua e poi di pace. Si può immaginare che non sia un accordo stabile, è bene che l’Ucraina ci arrivi guardando alla sostanza delle cose e non cercando soddisfazione di facciata (meglio lasciarle a chi, come la Russia, vive di propaganda).

 

Le tre "cose" principali

Fatto#1

La strage di Sydney si poteva evitare, non con certezza, ma si poteva prevenire l’azione di persone fortemente sospette. Non è stato fatto perché le scelte politiche del governo australiano impediscono di guardare alla realtà delle origini del pericolo terroristico.

 

Fatto#2

Ma come ve lo deve dire Sergio Mattarella che bisogna contrastare i centri di potere opachi che dall’estero si impicciano della politica degli altri paesi e cerchino di destabilizzarli. Con l’Unione europea colpita più di tutti al mondo da una descrizione grottesca e ridicola, cui però molte persone danno credito. Lo ha detto anche ai diplomatici italiani.

 

Fatto#3

Stupisce che una procura decida senza evidenti prove e con i propri limitati elementi di conoscenza se una persona è o meno pericolosa per la sicurezza dello stato. Il ministero dell’interno, le forze di polizia, la magistratura nelle funzioni inquirenti e i servizi di sicurezza vengono così smentiti in un modo che sembra, quello sì, pericoloso. Con la strage di Bondi beach a rendere tutto ancora più preoccupante.

 

Oggi in pillole

  • La Cina sta per mandare all’ergastolo il principale attivista pro-democrazia di Hong Kong.
  • L’Fbi dice di aver sventato un attacco terroristico a Los Angeles.
  • Alla Brookings institution sono repubblicani e conservatori da molto prima che Trump diventasse presidente, ma sono letti e a volte apprezzati dai trumpiani. Il loro piano per la sicurezza e la stabilità mondiali è stato pubblicato e forse qualcuno nell’amministrazione Usa lo leggerà.
  • Per la morte di Rob Reiner e di sua moglie è stato arrestato il figlio del regista.
  • E il commento psicologicamente sconnesso di Donald Trump (e in giro tanti Maga si stanno esercitando in questo vilipendio di cui dovrebbero vergognarsi).
  • E un ricordo più equilibrato dell’arte di Reiner.
  • La giunta sarda guidata dalla 5 stelle Alessandra Todde è molto pericolante.
  • Un po’ alla volta tutte le Vele di Scampia vengono tirate giù.
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