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Di cosa parlare a cena stasera
Quel fallimento dei referendum
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
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I referendum sul lavoro e (purtroppo) sulla cittadinanza sono stati un fallimento totale per i loro promotori e per i partiti che hanno tentato di cavalcarli, riuscendo a mobilitare un numero di elettori intorno al 30% del corpo elettorale, con uno dei dati più bassi nella storia referendaria. Il giudizio degli elettori è chiaro e indica disinteresse se non proprio per i temi proposti certamente per l’idea di affrontarli con l’accetta del referendum. Sorprende che sindacalisti con grandi responsabilità non abbiano saputo leggere le tendenze del mercato del lavoro. In una fase di record storico dell’occupazione e di grande divario tra posti offerti e disponibilità di lavoratori la questione delle tutele dal licenziamento, con un parziale e inefficace ritorno all’art.18 dello statuto dei lavoratori, non era avvertita come importante, attuale, interessante. Mentre ha una forte attualità la questione salariale e, con un occhio un po’ più lungimirante, si dovrebbe spingere con forte iniziativa politica per rafforzare la formazione. L’errore del fronte Cgil-Pd-M5s-Avs diventa drammatico quando si guardi alle prospettive future del dibattito sulle regole del lavoro. È chiaro che ora, con il fallimento della prova referendaria, lo status quo si rafforza in modo enorme e diventa quasi da temerari affacciarsi sulla scena pubblica per chiedere cambiamenti alle leggi lavoristiche. E probabilmente è quello che hanno voluto dire gli elettori italiani, evidentemente non intenzionati a buttare via Jobs Act e suoi sviluppi futuri. Con una richiesta implicita alla sinistra e cioè che ci si occupi di temi più centrati sulle necessità e sulle richieste della sua base elettorale. Aver scelto Maurizio Landini come stratega e ideologo è stata una pessima idea, da cui ora si farà una gran fatica a venire fuori.
Beffe da destra (colpi facili, dopo l’errore marchiano dei referendari) e anche un po’ di analisi: 1 | 2 | 3
L’autocritica (se c’è) o almeno avvio di riflessione tra i referendari Cgil-Pd-M5s-Avs.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
I cinesi, con la loro agenzia ufficiale, controllata dallo stato, mandano messaggi allusivi (e un po’ ricattatori) sui famosi minerali essenziali per le nuove produzioni tecnologiche. L’industria mondiale è avvisata (e preoccupata).
Fatto #2
La Russia subisce la sua Pearl Harbour e, a ben vedere, non sa reagire, tranne che con annunci e propaganda. Mentre continuano le azioni ucraine per limitare la capacità offensiva dei russi. L’offensiva russa prosegue con gli strumenti usati finora, di tipo terroristico più che militare e con obiettivi civili.
La testimonianza del ministro degli Esteri lituano.
E va avanti lo scambio di prigionieri.
Fatto #3
Nel mondo succedono cose (vedi sopra) e aumentano i punti di tensione e si nota l’assenza di capacità di comprensione e intervento da parte degli Stati Uniti. Con Donald Trump impegnato in una guerricciola finta e costruita ad arte invece di occuparsi delle guerre vere. Il governatore della California, che potrebbe anche essere un futuro candidato presidenziale, lo sfida per gli inusitati attacchi della Guardia nazionale contro chi manifesta e protesta per difendere i migranti. E Trump manda rinforzi.
Il tema divide l’opinione pubblica, ma resta una maggioranza trumpiana.
Oggi in pillole
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Trump negozia per tornare a ciò che c’era prima che lui stesso creasse problemi, cioè negozia per avere ciò che già aveva;
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Che è successo in Colombia;
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Ragionare con intelligenza sull’intelligenza;
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Non c’è pace per le uova americane, dopo la rarefazione sugli scaffali e i prezzi in salita arriva pure la salmonella (e forse le cose sono legate);
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Il motore elettrico, per tempi di ricarica e uso programmato, sembra ideale per il trasporto pubblico (meno per quello privato);
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Protestate con Facebook per Mariano Giustino.