Foto di Luca Zennaro, via Ansa  

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Lo stato italiano "non scende a patti" con Cospito

Giuseppe De Filippi

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Lo stato non scende a patti con chi minaccia. C’è poco da aggiungere, se la si mette in questo modo cade ogni obiezione e ogni questione di opportunità. Ci saranno contraccolpi, certamente. La morte per denutrizione, su sua scelta, di Alfredo Cospito, detenuto, oppositore politico totale dello stato, senza compromessi e senza pentimenti, sarà un evento tragico. La politica e il governo possono uscirne fuori solo con un volo antilogico pannelliano, alzando la posta dello stato di diritto per conciliare il giusto principio per cui non si scende a patto con l’altro giusto principio di difesa della vita umana. Va fatto anche solo come tentativo, fino all’ultimo, anche andando incontro al fallimento.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Quello che si può sapere, prima della lettura integrale del Foglio, è già molto interessante. Perché l’Ue ha uno strano modo di funzionare, e spesso non è efficiente, ma dà il meglio di sé quando fissa la cornice per gli interventi strategici di grande portata. Come avviene in questo caso con il piano di politica industriale pensato per raggiungere l’indipendenza dalle produzioni tecnologiche cinesi e per tenere testa al progetto analogo lanciato da Joe Biden con l'Inflation reduction act. L’Ue si muove male negli spazi troppo prescrittivi, come quando fissa obiettivi, sempre validi e condivisibili, e affida poi, nel giro di un breve tempo, agli stati membri il compito di entrare nel merito.

È una specie di compensazione della mancanza di vero potere: le autorità europee non hanno la possibilità di governare davvero e allora si vendicano dando compiti generali e poi controllando chi li svolge per bene. Ma la politica non è fatta, come poi gli stati verificano, di adesione astratta ai progetti buoni e auspicabili, ma è fatta della compensazione di interessi e della composizione delle divergenze. E quando si arriva a interessi e divergenze sono i governi nazionali a doversi impegnare con fatica, mentre l’Ue finisce, suo malgrado, per apparire lontana e poco comprensibile. Ma, quando si sale di scala e il confronto diventa continentale, allora le scelte europee diventano, a loro volta, una rappresentanza di interessi (quelli di tutti i paesi membri) e anche le proposte politiche prendono più senso e più coerenza con il sentire comune dei paesi europei.

Stesso filone: il lavoro da fare per aumentare la mutualità europea in tema di debito pubblico. Charles Michel, che rappresenta la parte governativa della costruzione europea, è un convinto sostenitore dell’estensione dei fondi esistenti, come Sure, e della creazione di nuovi istituti finanziari in grado di superare gli egoismi e le chiusure nazionali sulla condivisione delle emissioni di debito e sul finanziamento delle attività pubbliche. A Roma, magari, avrà detto anche due parole sulla questione della tuttora mancante ratifica italiana della riforma del Mes. È il momento di passi coraggiosi e un po’ sorprendenti, il governo italiano non può giocare in difesa

Fatto #2

Un altro passo verso la fornitura di F-16 polacchi alle forze ucraine

Fatto #3

Il coraggio dell’opposizione democratica in Turchia

 

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