(foto di Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Dopo la scissione chiameranno ancora i 5 stelle ai talk show?

Giuseppe de Filippi

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E ora chi talka? Il problema c’è, perché finora, stancamente e senza idee, ma l’accrocco del dibattito televisivo si era poggiato sullo schema che vedeva un 5 stelle di scuola fattista (quelli che ripetono ciò che leggono sul Fatto) opporsi a un politico più o meno capace di ragionamenti sensati. Adesso si complica un po’ il gioco, perché, come Luigi Di Maio ha perfidamente sottolineato, i 5 stelle non sono più il maggiore gruppo parlamentare, e, soprattutto, perché il bilancino, già provato, va definitivamente in confusione se anche il consistente gruppo dimaiano va preso in considerazione. In più c’è che l’ispirazione del ministro degli Esteri e dei suoi seguaci è strettamente aderente alla linea governativa, quindi per nulla divertente agli occhi di un autore medio di Tv, ma il gruppo è politicamente molto piccante perché deriva da una scissione dirompente.

 

Insomma, i dimaiani confondono le idee televisive, perché sono polemici, in quanto scissionisti (il loro è un vaffa al vaffa, quindi un vaffa al quadrato), ma sono draghiani e correttissimamente europeisti e atlantisti nelle indicazioni politiche. L’unica sarebbe renderli divertenti cercando di trasformare il draghismo in un’ideologia di rottura, ma forse questo è un passo troppo coraggioso e troppo raffinato per l’autore medio. D’altra parte non si può neppure ignorarli o provare a trattarli some scissionisti socialdemocratici, perché nessuno ha l’autorità o la forza ideologica per farlo. Ancora più complesso sarà gestire quella specie di dibattito per procura che si svolge quando la sfida tra draghiani e anti-draghiani viene affidata a giornalisti particolarmente schierati. Chi invitare per il fronte dimaiano? Vabbè, qualche nome viene, ma non diamo suggerimenti, e, anzi, invitiamo l’autorato a un esame di coscienza e a una prova di fantasia, per scegliere nomi degni di questa fase innovativa della politica italiana.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Mario Draghi e la divisione netta, semplice, tra chi è dalla parte dell’Ucraina, paese aggredito e in modo destabilizzante per la nostra sicurezza, e chi sta dall’altra parte. Il resto, divisioni politiche comprese, deriva da qui, e Di Maio è stato veloce a capirlo. Comunque, per il voto tutto tranquillo anche alla Camera.

 

Fatto #2

E' interessante che Giorgia Meloni provi a spezzare il dualismo pro o contro Draghi accogliendo l’atlantismo (e dando un sostegno pieno e sincero all’Ucraina) ma rifiutandone altri pilastri, come il rapporto costruttivo con l’Ue e la partecipazione aperta al commercio internazionale.

 

Fatto #3

Bisogna essere pronti a fare a meno del gas russo, sanzioni o no.

 

Oggi in pillole

  • Oggi Jerome Powell, della Federal reserve, risponde al congresso Usa su inflazione e politica monetaria, e tutto il mondo finanziario prende nota.
  • Ci sono prove molto consistenti di torture al giornalista Maks Levin da parte di soldati russi.
  • Attenzione anche alla giustizia tributaria.
  • Congratulazioni e auguri, a presto in Champions.
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