DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Il referendum sulla cannabis e la raccolta firme 2.0

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Parlate a cena, se volete, del referendum sulla cannabis. Ma, soprattutto, parlate delle modalità di raccolta delle firme. In tanti hanno notato come la possibilità di usare la firma digitale, con lo Spid, abbia reso velocissime e sicure raccolte di firme che in passato richiedevano enormi sforzi organizzativi e tutta una liturgia di tavolini, attivisti e cancellieri. Il tutto poi favorito dalla forte diffusione dello Spid, favorita anche dal cashback (che almeno questo effetto positivo lo ha avuto) e dalle necessità di operare a distanza e interagire con gli uffici pubblici imposte dalla pandemia. È partita anche una rincorsa, quasi casaleggiana, nelle lodi e nell’esaltazione della democrazia diretta, di fronte alla quale dobbiamo ancora una volta ringraziare i padri costituenti per aver limitato lo strumento referendario all’uso abrogativo delle leggi e per averne escluso alcune materie. In ogni caso è rilevante la partecipazione attiva, con l’affermazione pubblica di un campione di popolazione, evidentemente evoluto e politicizzato, interessante anche per le scienze sociali e per le previsioni politiche. Azzardiamo, tanto sono chiacchiere a cena, che il meccanismo di interazione limitata, una delle caratteristiche misconosciute ma importanti delle operazioni online, ha probabilmente un suo peso. Per spiegarlo meglio osserviamo che uno dei vantaggi dello scorrere immagini di scarpe o di vestiti o di libri da qualche shopping online è che non si avvicinerà nessun commesso a chiedere se può essere utile (arriveranno, come è noto, proposte online simili alla ricerca appena effettuata, ma quelle si saltano facilmente). Perché è vero che il calore umano è meraviglioso e che il commesso può saper dare consigli preziosi, ma il mondo apprezza anche la serenità di un confronto fatto in solitudine tra diversi prodotti oppure il piacere di una ricerca fine a sé stessa, non orientata all’acquisto immediato. Per le firme ai referendum forse vale lo stesso criterio. Il tavolino è un bellissimo luogo di democrazia, sì, ma se vai a firmare ti attaccheranno certamente con un tentativo di approccio politico o associativo, chiederanno contatti. E, anche se non lo faranno, il firmatario si sentirà comunque un po’ in debito verso i volenterosi del tavolino. Non è un bel modo di pensare, è vero, ma forse molti, anonimamente, confesserebbero di essersi tenuti lontani da qualche raccolta firme per il timore dell’aggancio e dell’attivista petulante. Online, invece, come è noto, scorre l’indignazione ma scorre, per fortuna, anche l’impegno. Insomma, non è solo la comodità a spingere la firma referendaria via Spid, anche la distanza umana (brutto dirlo) ha il suo peso. Però, ripetiamo, a tenere tutto ci pensa la Costituzione, con la limitazione agli scopi dei referendum, altrimenti questa forma politica tutta cliccata e inevitabilmente impersonale e distanziata dagli altri diventerebbe un pericolo.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Le terze dosi (qui si parte, cominciando da chi ne ha più bisogno), gli under 12 (prossimi all’approvazione negli Usa i vaccini anche per loro). E poi, però, scivolone, le seconde cariche (dello stato in questo caso), con concessione di una sala del Senato e saluti della presidente al convegno quasi-scientifico, con le ricerche a orecchio, tante vitamine, un po’ di ammazza-vermi, tutti curati a casa. I promotori, in testa il senatore leghista Alberto Bagnai, ci portano nel post-normale ippocratico.

 

Fatto #2

Il primo giorno di scuola (dopo le chiusure).

 

Fatto #3

Un altro giorno di tortura e di aggressione giudiziaria di regime contro Patrick Zaki.

 

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