arriva il via libera
L'Aifa approva la terza dose in Italia. Richiami già da fine settembre
L'Agenzia italiana del Farmaco ha anticipato il pronunciamento dell'Ema. Le somministrazioni aggiuntive cominceranno dagli immunodepressi già a fine mese
La Commissione tecnico scientifica dell'Aifa ha approvato il parere con il quale si dà il via libera anche in Italia alla terza dose del vaccino contro il Covid. La dose addizionale dovrà essere somministrata almeno dopo 28 giorni dalla seconda vaccinazione per gli immunodepressi. Per gli over 80 e gli ospiti delle Rsa il booster dovrà essere offerto invece dopo almeno sei mesi dalla seconda dose. Saranno utilizzati solo i vaccini a mRna di Pfizer e Moderna. I tecnici hanno anche aperto alla possibilità di una terza dose per gli operatori sanitari più a rischio, ma su questo sarà il Governo ad avere l'ultima parola.
Sul tema della terza dose si attende ancora il pronunciamento ufficiale da parte dell’Ema. L’ente regolatorio europeo ha già avviato la procedura per approvare la terza dose di vaccino Pfizer a sei mesi di distanza dalla seconda somministrazione per tutti gli over 16. La decisione arriverà nelle prossime settimane. Alla luce di questo, per l’approvazione della terza dose, l’Aifa potrebbe ricorrere alla legge 648 che permette l'utilizzo di farmaci al di fuori delle indicazioni approvate, visto che i vaccini in questione prevedono ad oggi la somministrazione di due sole dosi. La decisione italiana sembrerebbe quindi configurarsi come un balzo in avanti. Ma vediamo se stanno davvero così le cose.
L’approvazione di Aifa alla terza dose a cominciare dagli immunodepressi già a fine settembre, per poi proseguire con over 80 e ospiti delle Rsa verso fine anno, a differenza di quanto avvenuto in Germania e Francia, è arrivata solo dopo che la scorsa settimana Ema ed Ecdc si erano pronunciate sul tema sottolineando come fosse “importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi riportano che una dose aggiuntiva di vaccino può migliorare la risposta immunitaria in individui immunocompromessi, come i riceventi di trapianto di organi le cui risposte iniziali alla vaccinazione erano basse. In tali casi, l'opzione di somministrare una dose aggiuntiva dovrebbe essere presa in considerazione già ora. Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di fornire una dose aggiuntiva, come misura precauzionale, agli anziani fragili, in particolare quelli che vivono in ambienti chiusi come i residenti delle strutture di assistenza a lungo termine”.
Erano stati dunque proprio Ema ed Ecdc, lo scorso 2 settembre, ad invitare gli Stati membri a valutare fin da subito un ulteriore richiamo per i più fragili ed i più anziani. Non solo, anche oggi pomeriggio nel corso di un briefing con la stampa, il responsabile della strategia sui vaccini dell'Ema, Marco Cavaleri, era tornato a ribadire: “Le autorità nazionali possono procedere in ogni caso con piani per somministrare dosi addizionali o richiami di vaccino, come misura proattiva per proteggere la salute pubblica, prima che una decisione da parte del regolatore possa essere presa. Questo tipo di decisioni sono pienamente comprese dall'Agenzia nel contesto di emergenza in cui siamo”. E ancora: “C'è la necessità di prendere in considerazione dosi aggiuntive di vaccino per le persone che potrebbero rispondere in modo inadeguato alla vaccinazione del Covid, come quelli con sistema immunitario gravemente indebolito o alcuni pazienti anziani”, concludeva Cavaleri.
La decisione italiana quindi, seppur anticipando formalmente di qualche settimana la decisione dell’Ema, sembra in linea con le indicazioni provenienti dalla stessa agenzia oltre che alle decisioni già prese ed annunciate nelle scorse settimane da Paesi quali Israele, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania.
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