scommesse al Royal Meeting ad Ascot, nel giugno 2019 (foto EPA)

di cosa parlare stasera a cena

Le campagne vaccinali spiegate con il calcolo delle probabilità

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Si dice da più parti, e una delle rare indiscrezioni governative ha attribuito l’intenzione di prenderne esempio pure a Mario Draghi, che il modello inglese di vaccinazione sia stato più efficiente di altri. A cena, se si potesse frequentare anche non stretti parenti, lo sentireste certo dire. Ma, prima di cena, basta entrare in un bar o avere l’orecchio affilato per cogliere le conversazioni per strada oppure accendere la Tv o frequentare i dibattiti sul web, avrete certamente occasione di ascoltare qualcuno che predica l’adozione del metodo inglese, della strategia spregiudicata ma veloce usata da Boris Johnson e con cui l’Uk è già a numeri davvero invidiabili quanto a vaccinazioni effettuate. C’è anche chi legge questa cosa in chiave di contrapposizione tra Ue e Uk dopo la Brexit, e spesso lo fa per dire che le pastoie europee questa volta sono state mostrate per quello che sono, appunto zavorre prodotte dalla burocrazia, e tutto grazie invece alla speditezza britannica. Se, e a cena abbiamo tempo per farlo, non vogliamo cadere in queste che sembrano banalizzazioni e semplificazioni da tifosi (“abbasso e alè”, come diceva Rino Gaetano, che già non le reggeva più) potremmo proporre un’altra lettura, da cui trarre anche qualche indicazione relativa ad altre scelte politiche. Il punto analitico potrebbe essere l’avversione della politica della Ue per le scelte di tipo probabilistico e la preferenza per ciò che, invece, appare programmabile, deterministico, conoscibile. Probabilmente è la struttura un po’ intergovernativa e un po’ federale a far sì che questa propensione venga addirittura esaltata, perché, dovendosi controllare l’un l’altro, si finisce sempre per prendere la strada apparentemente meno rischiosa, cioè quella documentabile come la meno rischiosa. Ma forse è proprio qualcosa che ha a che fare col carattere nazionale. E qui arriviamo agli inglesi, ai britannici, a Boris Johnson.
 
Prima di tutto una nota di costume, per quello che conta. È noto che i britannici sono appassionati scommettitori e che hanno sviluppato negli anni la tecnica del gioco legato agli eventi sportivi o a qualsiasi altro evento con esiti incerti. Ed è noto che la loro storia di successo, diciamo così, sia commerciale sia politica (come grande potenza) nasce sul mare, luogo di grandi opportunità e di grandi rischi. E di conseguenza hanno dato l’avvio alla cultura assicurativa (come contraltare alla presa di rischio). Tutto questo per dire che, anche quando governano, sono portati a ragionare in modo probabilistico, ovvero accettando che da una scelta potranno derivare certe conseguenze o anche altre conseguenze, e che potrebbe andare tutto male o tutto bene, ma che si può decidere in base a ciò che non la certezza ma la probabilità indica come la strategia giusta. Quando poi, come nella campagna vaccinale, gli elementi certi sono pochissimi, la scelta probabilistica rasenta le condizioni in cui deve decidere lo scommettitore in una corsa di cavalli, e l’elemento probabilistico si fa più rilevante e l’aleatorietà cresce. Johnson ha ragionato così anche nella prima fase della pandemia. E allora perse la scommessa, contribuendo a determinare un quadro dei contagi e delle conseguenze per decessi e ospedalizzazioni, molto peggiore di quello europeo. Ma è andato avanti continuando a usare la stessa mentalità. E quando si è trattato di partire coi vaccini ci sono state evidenti pressioni politiche sull’autorità nazionale del farmaco perché si provvedesse a dare le autorizzazioni tagliando sulle procedure. Era un rischio, era una scommessa. E lo stesso è accaduto con la decisione di allungare i tempi tra prima puntura e richiamo o addirittura di eliminare proprio il richiamo. In Uk questa strategia è stata adottata quasi subito, all’inizio della campagna vaccinale, ancora una volta sfidando i pareri tecnici, o meglio, considerandoli in modo probabilistico (è vero che alcuni scienziati sostenevano che ci fosse un pericolo per la bassa immunizzazione, e quindi che si poteva dare al virus, come dire, l’occasione di rafforzarsi, ma altri scienziati davano invece un peso maggiore alla rapidità delle vaccinazioni pur di fronte a una minore capacità di immunizzazione). Johnson sui vaccini ha scelto non avendo tutti gli elementi certi per decidere. Ha scommesso, come dicevamo, e, diversamente dalla scorsa primavera (con il contrasto ai lockdown), questa volta pare che sia andata bene. Ma noi, doppiamente avversi al metodo della scommessa perché italiani (tanto per capirci siamo i più grandi investitori mondiali nell’immobiliare, perché odiamo il rischio) e perché europei, avremmo potuto fare altrettanto nella campagna vaccinale? Ce lo vedete Roberto Speranza (tra l’altro bravissimo) alle corse di Ascot? 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1 

Aridaje, ma nel senso giusto. Perché Matteo Salvini continua a cercare le contraddizioni nel campo avverso (sebbene temporaneamente alleato di governo) e questa volta arruola il ministro Dario Franceschini. Chiaro che il giochino non riuscirà, ma gli permette di fare un po’ di confusione e di tentare di intestarsi un fronte di protesta anti-chiusure altrimenti tutto in mano ai Fratelli d’Italia. 

 

Fatto #2 

Forza che tra poco arriva anche l’ottimo vaccino Johnson & Johnson, intanto tra una settimana dovrebbe essere approvato negli USA

 

Fatto #3 

Però Conte un po’ conta, almeno in rete e pure dopo aver perso Palazzo Chigi. 

 

Oggi in pillole

- Lungo e interessante thread sul funzionamento della app Immuni, cosa va e cosa no.

- La solidarietà vaccinale, gli aiuti che cominciano a partire.

- Si discute molto su questo tweet di Nicola Zingaretti in difesa di Barbara D’Urso, o meglio del suo programma serale. Parlatene a cena ma senza fare i sussiegosi.

- Erano già in difficoltà, ma poi sono state anche usati per mostrare come il capitalismo finanziario sia manipolabile. Dimostrando, però, solo che la rete può far convergere, senza una ragione fondata, masse critiche di denaro su titoli, sconvolgendone l’andamento e danneggiando il risparmio. Poi arrivano anche le dimissioni.

- Il viaggio della cenere da Catania a Palermo.

- I suoni marziani, che meraviglia.