Mario Draghi (foto LaPresse)

I mercati finanziari da brividi e la prima foto di un buco nero

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Mercati finanziari da brividi, parlatene a cena, male che vada ci scappa quella sana paura collettiva che tende ad accomunare gli amici e a rinsaldare i rapporti. Le parole che spaventano sono quelle di Draghi quando dice che i paesi ad alto debito (lui non cita nessuna ma noi abbiamo capito) dovrebbero accumulare risorse e strumenti fiscali per essere pronti a eventuali improvvise crisi di mercato, mentre il Fondo monetario internazionale dice, più o meno, la stessa cosa aggiungendo che le banche italiane (loro sono espliciti) fanno tornare i timori sistemici per la presenza eccessiva di titoli di stato nel loro patrimonio.

 

Sì ci sono varie reazioni alla nuova condizione di aderenza alla realtà imposta al governo con il documento di programmazione economica e finanziaria. I sindacati parlano di sciopero, gli imprenditori notano come almeno ora circolano meno sciocchezze sulla crescita attesa.

 

 

Idea per cena, parlate di identità politiche, divertente no? Vi porterà a un tema ancora più divertente e cioè a cosa sta combinando il Pd, perché oggi leggendo sul Foglio le ben argomentate opinioni di politologi e storici raccolte da David Allegranti si aveva l'impressione un po' ubriacante di essere d'accordo con tutti e anche un po' d'accordo con ciò che criticavano, cioè la linea deboluccia di Nicola Zingaretti, alla quale era stata già assestata una legnata politica da Giuliano Ferrara nella colonna accanto. Tutte giuste le critiche e però ci conducevano davanti a un vuoto, che è anche nostro, ovvero di chi ha letto quelle righe. Certo, questo Pd è scialbo e il centro di per sé non è più né obiettivo né strumento di vittoria politica, e però che si fa allora? Noi torniamo alle cene e proponiamo il giochino della definizione dell'identità politica di ciascuno. Forse per uscire dalla confusione ingovernabile degli schieramenti liquidi serve un lavoro diffuso su ciascuno di noi per chiederci che diavolo vogliamo dalla politica. In fondo molte campagne europee, inconsapevolmente, partono da queste premesse. Perché puntano sull'esortazione da andare a votare alle prossime elezioni continentali, e quindi a trovare ciascuno una ragione per il voto e, così, ridefinire la propria identità politica. Chissà, magari si parte dalle cene e si arriva più lontano.

  

  

Qui, ed è contraddizione in termini, non si sa più che dire di Brexit. Vabbè, celebrati i fasti della proroga che, come già detto, vince sempre sull'odio, eccoci a guardare alla buffa prospettiva delle elezioni europee nel Regno Unito con, pare, una corsa a liste freak per strappare seggi facendo leva sugli elettori più disincantati (eufemismo). Ma c'è anche il risvolto italiano ed europeo, perché tornando i britannici si riduce il numero complessivo di seggi in lizza e quindi si offuscano le speranze elettorali di qualcuno.

  

Però, e ritorniamo alle cose italiane, c'è un inseguimento sul terreno della proroga tra noi e i britannici. Ecco che qui, dopo le solenni dichiarazioni di soddisfazioni e gli specchietti sui giornali sulle modalità dei rimborsi, si riapre la partita di azionisti e obbligazionisti delle banche finite in risoluzione.

  

La foto di ciò che non si potrebbe fotografare.