Una rappresentazione artistica di Thomas Carnacki - foto Deviant Art

il libro

I racconti con il cacciatore di fantasmi Thomas Carnacki

Riccardo Canaletti

Dalla parapsicologia alla materia oscura. Hope Hodgson ci parla ancora e ci parla di tutto, tra passato e presente, tra scienza e magia

La scena iniziale è quasi sempre la stessa. Cinque amici, tutti uomini, si ritrovano per parlare. Poiché parlare è sempre raccontare, il più interessante tra loro, Thomas Carnacki, il detective dell’occulto, prende inevitabilmente la scena nelle parole del narratore, l’amico Dodgson, come nei discorsi diretti. Il primo di questi racconti uscì nel 1913, centodieci anni fa, per colpa di William Hope Hodgson, considerato tra i padri del genere weird, con il rischio di far suonare vecchi l’autore e la sua opera. Quelli furono anni di convulsione operosa – nello stesso anno Bohr porrà le basi per la meccanica quantistica, mentre Bergson, a Londra, terrà il suo noto discorso dal titolo Fantômes de vivants et recherche psychique presso la Società per la Ricerca psichica. Piuttosto, quindi, si potrebbe dire che Carnacki e il suo creatore siano figli di un’epoca weird, non il contrario. Nell’introduzione di Carlo Pagetti alla raccolta di tutti i racconti con protagonista il cacciatore di fantasmi (Fanucci Editore, 276 pp., 14 euro) si dà in qualche modo prova di questa tesi ricordando come, rovesciando la certezza positivistica del filone degli Sherlock Holmes, Carnacki sia un uomo disposto a dare credito ai dispetti della natura, al paranormale, alla paura stessa che lo pervade e che non nasconde nei suoi resoconti. E che lo faccia con una mentalità da alchimista, in grado di superare la falsa dicotomia tra scienza e magia. Da qui l’uso, diventato tipico, delle neonate o nascenti tecnologie, come la macchina fotografica e l’elettricità, per combattere le apparizioni.  

Thomas Carnacki, come quei primi decenni del Ventesimo secolo, è la naturale realizzazione della Storia del pensiero, anche se in questo caso nella periferia del mondo culturale, la letteratura di massa. D’altronde Conan Doyle stesso si interessò all’occulto, come testimoniano gli scritti raccolti da un altro editore virtuoso, ABEditore, Appunti dall’ignoto, a dimostrazione che persino la sua creatura, Holmes, aveva in sé il germe dei tempi a venire. Quella stessa intuizione che si realizzerà pienamente nella nuova fisica, cioè nel superamento dialettico della guerra civile tra razionalismo e irrazionalismo. I racconti di Hope Hodgson sono più importanti di quanto si creda proprio per questo. Perché nulla, neanche una porta che sbatte nella notte o una creatura oscura dalle sembianze di un porco, è meno della manifestazione di un’epoca. In questo caso, di un momento del nostro Novecento irreversibilmente fecondo, rivoluzionario, in grado di porre le basi non solo del successivo progresso, ma delle domande e delle incertezze future. Il fantasma e la funzione d’onda sono due modi in cui il presente di Hope Hodgson – uno scrittore che ingannerà lo stesso Houdini – e dei nuovi fisici ha parlato. A questo punto occorre chiedersi e infine stupirsi: come fanno questi racconti a parlarci del nostro presente, dei coni d’ombra della nostra conoscenza? Dalla parapsicologia alla materia oscura.

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