“The Bathysphere Book: Effects of the Luminous Ocean Depths” è pubblicato da Astra House (grafica di Giuseppe Valli) 

Il libro

Il senso quasi metafisico d'immergersi nell'abisso

Massimo Morello

Nella descrizione delle imprese di William Beebe raccontate da Brad Fox in “The Bathysphere Book: Effects of the Luminous Ocean Depths” appare una nuova dimensione naturalistica ed esistenziale

Qui, a una pressione che, se perduta, in una frazione di secondo renderebbe amorfo il tessuto di un essere umano, qui ho avuto il privilegio di sedermi e cercare di cristallizzare qualcosa di valore”. Così scriveva il naturalista, ecologo e avventuriero William Beebe. Il qui è la batisfera con cui nel 1934, nelle acque circostanti l’sola di Bermuda, raggiunse la profondità di 3.000 piedi, circa mille metri. All’interno della batisfera la pressione era mantenuta al valore di quella a livello del mare. Se qualcosa fosse andato storto la pressione avrebbe fatto implodere la batisfera. I tessuti dei corpi degli esseri umani all’interno sarebbero stati resi “amorfi”. L’aggettivo più di ogni altro riesce a rendere l’immagine di un corpo sottoposto a una pressione che a mille metri corrisponde a circa 100 kg per centimetro quadrato: diviene una massa informe, quasi fango. Già da quell’aggettivo, capace di suscitare una tale immagine, emerge la capacità di Beebe di “cristallizzare qualcosa di valore”, quando “ci si addentra in nuove dimensioni”.  

E’ una nuova dimensione, naturalistica ed esistenziale, quella che appare nella descrizione delle imprese di Beebe raccontate da Brad Fox, scrittore di temi marini in “The Bathysphere Book: Effects of the Luminous Ocean Depths” (Astra House). Un libro ipnotico, tra poesia e ricerca, saggio e racconto, che in questa miscela riprende lo spirito del lavoro di Beebe, eclettico, visionario, un uomo che nella batisfera “fissando l’oscurità, raggiunse stati di semi allucinazione”.  

Un libro eterodosso, che potrebbe richiamare i testi mistici e misterici con illustrazioni che sembrano tratte da un atlante dei mostri e degli animali fantastici. Sono i disegni di Else Bostelmann, un’artista d’origine tedesca che riproduceva ciò che Beebe descriveva a Gloria Hollister, la biologa marina che era in contatto con la batisfera tramite un cavo telefonico. Gli stessi appunti della Hollister appaiono come versi surrealisti.

Un mese dopo l’uscita del volume, il 18 giugno 2023, l’eventualità paventata da Beebe è accaduta: il tessuto di cinque esseri umani è stato reso amorfo dall’implosione del “Titan”, il batiscafo turistico della Ocean Gate, mentre s’immergeva per raggiungere il relitto del “Titanic”. La connessione, come qui, è inevitabile. Ma tra le due storie, paradossalmente, non c’è alcun nesso culturale, etico, filosofico. Quella del “Titan”, è stata una tragedia dell’egotismo, al pari delle scalate dell’Everest all-included, dei safari di caccia grossa sotto scorta armata. Beebe, invece, era un proto-ecologista, uno “sportivo-naturalista”, come si definiva, che dava a ogni sua avventura, nella giungla, in Himalaya o nell’abisso (“dalla parola greca ‘senza fondo’, un luogo di vertigine e perdita”, come si nota nel libro) un significato scientifico, filosofico e psicologico. Non è un caso che Beebe sia stato l’ispiratore di Rachel Carson, madre e simbolo del moderno movimento ambientalista (“La vita che brilla sulla riva del mare”, uno dei suoi capolavori, uscito nel 1955, è finalmente pubblicato in Italia da Aboca).

L’immersione di Beebe, dunque, si compie in quel mondo che il comandante Cousteau aveva chiamato “inner space”, lo spazio interno in contrapposizione all’outer space, lo spazio extraterrestre, ma ancor più riferendosi a un interno psichico, quasi metafisico (“Outer and Inner Space”, World Publishing). Un parallelismo di vite e idee, questo, derivato da una storia personale che ha per protagonista Serge Bertino, grande divulgatore scientifico italiano, romanziere, gentiluomo di fortuna, sodale di Cousteau. Alla vigilia di una spedizione in Amazzonia Serge raccomandò la lettura di “Alta Giungla”, scritto da Beebe dopo una spedizione nella foresta venezuelana. Secondo Serge era un manuale di vita. Sfogliato dopo tanti anni è un invito a riprendere l’avventura.

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