
(Ansa)
Libri senza parole
L'ideologia del “senso comune” da imporre e la paura per la destra al Salone
Il disastro medio riflessivo. L’ossessione progressista per la kermesse torinese e l’oscenità della parola tolta
“Il Salone del libro non è una bancarella, ma un confronto di idee nella libertà intellettuale degli autori che incontrano i loro lettori. Dunque un appuntamento in cui si riflette il momento del paese”. Chi avesse avuto la forza d’animo di proseguire la lettura dell’editoriale di Ezio Mauro di ieri su Repubblica, rubricato sotto l’ossessivo “Il sovranismo culturale della destra”, avrebbe constatato che nel sulfureo panorama immaginato da Mauro tutto magicamente si tiene: il Salone sotto attacco (ma di chi?), il “senso comune” e la tremenda ambizione di Giorgia Meloni di sottrarre “questa capacità culturalmente sovrana di decifrare e definire ciò che stavamo vivendo”, e che era ovviamente “riconosciuta alla sinistra”.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"