Kolmanskop, la città fantasma in Namibia sommersa dalla sabbia (foto di jean wimmerlin /Unsplash)

Opera prima (y final). Lo stile essenziale di Cossalter

Massimo Rizzante

Notizia: un esordio letterario che non è un romanzo. I "Frammenti dell’età di mezzo" sono note, apologhi, brevi pagine di diario, istantanee con amici e maestri e soprattutto da aforismi perfetti come cunei che penetrano nelle molli carni del già visto, del risaputo, della pre-interpretazione del mondo

Fabrizio Cossalter è un nome nuovo della nostra patria letteraria. I Frammenti dell’età di mezzo, usciti da Inschibboleth nella collana “Margini” diretta da Filippo La Porta, sono il suo esordio letterario: un’opera prima.

Da molti anni sogno una collana fatta solo di opere prime. Infatti, ho sempre pensato e molte (fin troppe) volte constatato che la maggior parte degli scrittori, non solo attuali, parlo in generale di tutti gli scrittori, hanno in canna un solo colpo, il primo, e che già dal secondo cominciano ad appannarsi, a sbagliare bersaglio, ad abbassare la mira, per prudenza, conformismo, naturale incapacità di respirare la grandezza, o perché preferiscono seguire i sagaci consigli di qualche editor. Come diceva qualcuno: il secondo libro non si dovrebbe mai scrivere! O, come afferma il Karl Kraus citato da Cossalter, pochissimi scrittori hanno “abbastanza carattere per non scrivere”.

 

In ogni caso qui abbiamo un’opera prima e, dopo averla letta, auguro al suo autore di andare avanti, di mantenere la rotta, di rimanere fedele alla sua vena, di conservare la stessa umiltà e la stessa lucida vis polemica nel corso di quella lunga traversata dell’età di mezzo che sarà il nostro tempo.

 

Il suo primo libro, poi, caso più unico che raro, non è un romanzo. Ai nostri giorni chiunque, ma proprio chiunque, dall’imprenditore alla top-model, dallo sportivo alla rock star, ha pubblicato o sta per pubblicare un romanzo. Penso che i romanzi dovrebbero essere proibiti per legge per almeno due decenni. Il piacere che offrono i romanzi in circolazione lo si paga a caro prezzo: ci si abitua a pensare e a parlare una lingua priva di ogni contatto con la creazione. Siamo al paradosso della letteratura: creatori che operano, frase dopo frase, per uscire dal territorio della creazione.

 

L’opera prima di Cossalter, invece, è composta da note, apologhi, brevi pagine di diario, istantanee con amici e maestri e soprattutto da aforismi perfetti come cunei che penetrano nelle molli carni del già visto, del risaputo, della pre-interpretazione del mondo. L’arte di scrivere aforismi è difficile e rara: bisogna sapere calcolare con precisione millimetrica la forza di penetrazione del cuneo e la resistenza che gli viene opposta. Quanto più questo calcolo sarà preciso, tanto più l’aforisma produrrà una crepa nelle certezze del lettore.

 

Qualche esempio? “Una volta raggiunta la mezza età, i giovani scrittori cominciano a perdere i capelli ma imparano a trapiantare gli stili. I più fortunati superano senza strascichi l’angoscia dell’influenza e vincono una bottiglia di liquore”. Oppure: “Le imposture intellettuali e i disinganni accademici mi hanno insegnato a diffidare meno della menzogna che della verità”. O ancora: “Gli uomini in carriera verso il nulla coltivano un’eccessiva nostalgia di se stessi”.

 

Questa opera prima, poi, volutamente breve e priva di ogni facile risentimento, è una piccola dichiarazione di guerra (Polemos è il padre del mondo! O no?) alla perdita e alla perdizione del passato. E su questo tema, rispetto al quale impallidiscono i grandi problemi del nostro pianeta, del clima, delle donne, dei bambini, non fa sconti né a chi l’ha scritta, né alla sua generazione, né alle società in cui chi l’ha scritta si è trovato, tra Italia e Messico, a vivere. Il mio augurio finale è che, grazie alla sua scelta di dire l’essenziale con uno stile essenziale, i Frammenti di Cossalter non vadano dispersi. Non sono stati scritti, come la maggior parte delle opere prime di questi ultimi trent’anni, per consolare le nostre esistenze. 

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