foto ansa

Piero Sugar, una stagione a Milano

I dischi, i libri di Sugarco, gli amici. Non solo musica e "Casco d'oro"

Maurizio Crippa

Assieme a Massimo Pini, Sugarco Edizioni sparigliò le carte di una cultura ancora ingessata in chiese contrapposte. Autori dimenticati, dissidenti, nuove filosofie. L'amicizia con Craxi e il suo mondo

Nei lanci online di domenica sera e negli articoli brevi e sommari di ieri dedicati alla sua scomparsa, Piero Sugar era immancabilmente presentato come “produttore musicale e marito di Caterina Caselli”; è inevitabile che avvenga così, quando si è avuta la ventura di sposare una cantante che era al culmine della carriera e di aver condiviso per tutta la vita, da quel 1970, anche l’attività professionale – in cui lei guadagnò nel tempo iniziativa e autonomia: quella di produttore musicale e discografico. Destino inevitabile anche questo, essendo nato nella Milano del 1937 da un padre ungherese, Ladislao Sugar, che in quella che era una fiorente città dell’industria dei musicisti già negli anni Trenta era stato scopritore e produttore dei maggiori successi e cantanti leggeri, da “Pippo non lo sa” a “Porta una bacione a Firenze”, e dopo aver costruito le Messaggerie Musicali nel 1959 aveva dato vita alla Cgd-Sugar. A metà del decennio beat, riservato e capace, Piero Sugar era ormai a capo della ditta che dalla Galleria del Corso influenzava come poche altre entità il cambiamento musicale e di costume italiano. Si incontrarono così, “Casco d’oro” smise presto di cantare, passò dall’altra parte del microfono. Il marchio Sugar Music sarà quello di scoperte che hanno segnato la musica, da Giuni Russo a Bocelli, da Elisa a Malika Ayane. Una leggenda che conosciamo tutti.


Quella che nel giorno dell’addio è meno ricordata e raccontata è un’altra parte ugualmente notevole della biografia di Piero Sugar, ma che pure ha intrecciato e segnato per altre strade quei decenni così cruciali, e non solo per Milano. A soli vent’anni aveva fondato, sempre in Galleria del Corso, un piccola casa editrice, la Sugarco Edizioni, che  nel tempo e fino a oggi ha vissuto molte vite e reincarnazioni. Assieme a Piero Sugar, che mette il nome di famiglia, a ideare il percorso c’era un coetaneo di genio, Massimo Pini: editore, imprenditore culturale, Grand commis (la Rai e non solo) nell’epoca di Bettino Craxi, di cui divenne molto dopo il “biografo necessario”. Erano gli anni Sessanta effervescenti in cui a Milano, a poche vie di distanza, cresceva il mito della casa editrice rivoluzionaria Feltrinelli, con i suoi ineguagliabili colpi di genio editoriali che ne bilanciavano le sbandate nella lotta armata. In un’altra via del centro, più appartata, Adelphi metteva radici che arrivavano al cuore d’Europa. Sugarco portò in quel mondo in cui ideologie e filosofie erano ancora rigide ecclesie il vento di curiosità nuove, autori di culto e nicchia come Beckett o Bataille; poi venne una saggistica poco paludata, che sapeva coniugare con disincanto Lukács ai nuovi fenomeni della saggistica visionario-pop come Peter Kolosimo. Era forse inevitabile la ricerca di aria nuova anche politica. Nacque una collana di successo che mescolava le Memorie di Kruscev e Kissinger, che pubblicava Sacharov quando da noi il Dissenso era tabù, la filosofa ungherese Agnes Heller assieme a McLuhan, e perseguitati politici dal Cile a Praga. Forse era inevitabile anche l’incontro con quel gruppo politico e culturale che stava creando un suo spazio e un suo ruolo attorno al carisma di Bettino Craxi. Sugarco ne pubblicò alcuni scritti, apparve anche una curiosa edizione in folio di Dieci posters del Partito Socialista Italiano 1905-1925, coi commenti del futuro leader. Con Craxi nacquero frequentazione e amicizia; anni dopo Claudio Martelli, allora giovanissimo, ricorderà le cene  da Craxi “con Lucio Dalla, e Ornella Vanoni, con Piero Sugar e Caterina Caselli, Massimo Pini”. Un’amicizia mai sventolata né mai rinnegata; qualche cronista, stranamente, si stupì che ci fossero anche Piero e Caterina, una sera del 2011 al Parenti, alla prima di una dolente pièce su ultimi giorni di Hammamet. Riservato, trasparente alla notorietà, Piero Sugar è stato uno dei non frequenti interpreti italiani dell’arte di guidare from behind, nella musica ma anche in una esperienza editoriale che, con Pini, ha segnato un durevole spariglio nella cultura italiana.
 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"