(Foto di Ansa) 

Il figlio

Il figlio di David Gilmour dei Pink Floyd e la memoria di prendersi cura

Giacomo Giossi

Un libro per raccontare che la confusione spacciata spesso per complessità si può affrontare. Partendo dal proprio vissuto personale, con delicatezza e precisione

Un pulcino di gazza, un piccolo fagotto morbido di piume, una pallotta di lana bianca e nera sbuca da una scatola di cartone. Tutto avviene come in una fiaba tra il silenzio a bocca aperta dello stupore e la meraviglia che scaturisce al primo contatto con il piccolo animale. Charlie subito pensa ad una filastrocca in cui si dice che le gazze portino sfortuna, Yana invece con la sua tuta blu da lavoro assume l’aria pragmatica e rassicurante di chi sa cosa vuol dire prendersi cura di un essere vivente apparso al mondo da poche ore. Yana è un’artista, mentre Charlie è cresciuto in una fattoria eppure resta immobile, incantato, ma anche improvvisamente irrigidito da questa inedita responsabilità. Charlie pensa a tutti gli oggetti che decorano la loro casa e che Yana ha costruito e si accorge – forse per la prima volta – che molti di loro sono anche oggetti pratici: strumenti per vivere e lavorare,  anche cose riparate e rimesse in uso. Yana si occupa di tutto in casa e questo lui lo sa da tempo, ma non si era reso conto di quanto lei si occupasse, con i suoi gesti quotidiani, anche di lui. Due padri e una gazza, tradotto dalla bravissima Milena Zemira Ciccimarra per La nave di Teseo, è un memoir, non proprio un racconto autobiografico, ma una riflessione sul proprio passato. L’ aspetto sorprendente resta però che questo memoir è scritto da un giovane uomo di trentatré anni che forse non avrebbe molto da raccontare ancora di sé. Un pregiudizio che il bel libro di Gilmour spazza via: non conta quindi l’età, ma il coraggio di andare a fondo della propria storia. A sua volta però il coraggio è superato dalla cura con cui ci si permette di indagare sul proprio passato. 


La piccola gazza diventa così il centro e il motivo di una narrazione che prende in considerazione con delicatezza cosa significa essere figlio di due padri, uno famoso - anzi famosissimo - ovvero David Gilmour, ex Pink Floyd e uno dei più importanti musicisti del nostro tempo, l’altro Heathcote Williams uno dei più celebrati e dannati poeti inglesi contemporanei. 
Charlie cresce con David, il padre adottivo, mente Heathcote resta sempre una figura lontana e sfuocata. Fare ordine in tutto questo per Charlie è molto difficile, e anche solo districarsi emotivamente tra due figure tanto complesse è un’impresa ardua. A tratti Charlie è impaurito e demoralizzato, a tratti i suoi movimenti assumono le fattezze proprie di un elefante in una cristalleria con tutti i rischi e le conseguenze del caso. Sarà allora proprio la gazza a sciogliere i nodi e a mostrare a Charlie i fili di un viaggio dentro se stesso e verso il proprio futuro. Infatti come spesso accade agli uomini, o meglio ai maschi, è necessario che qualcuno indichi loro la strada tanto più quando questa risulta chiara davanti ai loro occhi. Perché quello che appare evidente sotto la luce del sole per Yana, risulta accecante e contemporaneamente invisibile per Charlie. Prendersi cura della gazza vuole così dire prendersi cura di se stesso e immaginare concretamente cosa può significare prendersi cura di un figlio, il proprio. 


Charlie lotta con le proprie paure, se prima non sapeva immaginarsi padre ora semplicemente lo è. La nascita di sua figlia Olga è il punto di arrivo di una storia ancora tutta da imparare a conoscere. Due padri e una gazza è un libro delicato che coglie in pieno e con assoluta precisione la confusione troppo spesso spacciata oggi per complessità. Un assoluto trambusto, veri e propri fuochi d’artificio che portano gli uomini (noi uomini) a perdersi dentro immagini prive di senso. Quando invece la realtà più semplicemente appare con il corpo caldo di una figlia che con il suo sbadiglio spiega il senso di ogni cosa.

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