Illustrazione di Federico Gemma

il cammino dei vulcani - diario di bordo

Camminare nella città dei morti che non è mai stata così viva

Marco Pastonesi

Cerveteri, la necropoli della Banditaccia, la via degli Inferi, un itinerario se non proprio paradisiaco, certamente tra i meno diabolici che si possano visitare. La ottava tappa del vagar per vulcani di Marco Pastonesi

La città dei morti non è mai stata così viva. Cerveteri, la necropoli della Banditaccia, la via degli Inferi, a dispetto del nome uno dei luoghi più affascinanti, commoventi, stordenti, umani, veri, così veri da sembrare cinematografici, etruschi, e se non proprio allegri, certamente sempre sorprendenti e liberi (anche nel senso che non si paga un euro per percorrerlo avanti e indietro), e se non proprio paradisiaco, certamente tra i meno diabolici che si possano visitare. Le tombe del ceto medio e basso, dei bravi uomini e dei poveri cristi, del popolo e delle famiglie, di quella città – Caere – che ai tempi d’oro contava venticinquemila abitanti (contro i quarantamila di Atene). Insomma, una metropoli.

Il Cammino dei vulcani si conclude qui, nella città dei morti che non è mai stata così viva, con una passeggiata di sedici chilometri lungo le mura della città, poi nei dintorni, tra boschi e fiumi, esplorazioni e guadi, ontani e tufi, ponti sodi e carrarecce lastricate, lave solidificate e cascate inaspettate, sguardi sul Mar Tirreno ed estemporanee lezioni – sul campo - di docenti di vulcanologia (Sandro Conticelli), archeologia (Settimio Cecconi), botanica (Stefano Valente) e geologia (Ilaria Mazzini), più un’attrice (Caterina Acampora, con letture di poesie della poetessa tedesca Marion Poshmaan), scoprendo nel gruppo dei viandanti un cugino di Francesco Moser (il corridore campione del mondo) e un compagno di classe di Ezio Pascutti (il calciatore campione d’Italia), per dire com’è piccolo il mondo, soprattutto quando si parla della sua vita. Perché se la sua vita fosse un solo giorno, noi saremmo – più o meno - il suo ultimo minuto.

La città dei morti non è mai stata così viva quando c’è il fuoco della conoscenza, fosse anche solo la conoscenza della propria ignoranza, quando c’è il fuoco della curiosità, della voglia, fosse anche solo la voglia di camminare, quando c’è il fuoco dell’attenzione, del rispetto, fosse anche solo il rispetto della natura e delle sue leggi, quando c’è il fuoco del passo dopo passo appassionatamente. Il gruppo – oggi il Cammino dei vulcani era aperto, e a percorrere la tappa saremo stati in una quarantina, compreso un bambino, Niccolò, di sette anni, sorridente e pimpante, mai una richiesta o un lamento – si è inoltrato nel sentiero con il fuoco di desideri vari.

“Il bello del bosco – scrive Poshmaan – è che è in pericolo. Fai un passo su rami fragili, sull’erba nella polvere farinosa, poi entri nel vortice del muschio, che ti crea più costrizioni e che notoriamente elimina anche i morti...”.

 

 

  

Qui potete leggere la prima puntata del viaggio di Marco Pastonesi – la seconda – la terza –  la quarta – la quinta – la sesta – la settima - qui l'intervista a Toni Demuro che presenta il progetto "ANDante"

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