Illustrazione di Elisabetta Mitrovic 

il cammino dei vulcani - diario di bordo

Camminare è un atto di fede

Marco Pastonesi

Bisogna obbedire a un paio di comandamenti: privilegiare l’essenziale al superfluo e il semplice al complicato. In fondo basta così poco. La quarta tappa del vagar per vulcani di Marco Pastonesi

Camminare è un atto di fede. La quarta tappa del Cammino dei vulcani comincia nel Parco di Veio, dominati dal Santuario della Madonna del Sorbo. Le sorbole sono una via di mezzo, in miniatura, fra mele e pere. Si raccolgono in ottobre e novembre. Ma si raccolgono sempre di meno. E ormai sono quasi dimenticate. Qui si viene per fede, ma anche per picnic, marciando per la Via Francigena, ma anche guidando sulle strade provinciali, visitando sale e giardini del convento, ma anche passeggiando fra pascoli e installazioni.

Camminare è un atto di fede. Se la domenica è giorno di festa per i gitanti, il lunedì, soprattutto di mattina, è un regno riservato a viandanti e pellegrini, ed è facile capire quanto sia un privilegio raro. Il Parco regionale di Veio attraversa la Valle del Baccano – era un cratere, era un lago, era una foresta, era terra di briganti – e ne rispetta i ritmi, lenti, la natura, così trasformata da sembrare adesso imperturbabile, e gli abitanti, cioè le mucche, libere, i cavalli, recintati, i cani, al guinzaglio. Il sentiero, in discesa, asseconda la leggerezza dei pensieri.

Camminare è un atto di fede. Una tagliata etrusca separa quel piccolo mondo antico dallo shock delle case e della Cassia, poi, passo dopo passo, lentamente si riconquista la lentezza, il silenzio, il respiro, finché un’altra tagliata etrusca introduce in un luogo magico, incantato, incantevole, il Lago di Martignano. Che si spalanca zitto, immobile, intatto, affascinante a qualsiasi ora in qualsiasi stagione. Si dovrebbe ricominciare da qui, non ridursi qui. Chiudendo gli occhi per guardare oltre. Tendendo le orecchie per ascoltarsi dentro. E respirando a fondo: l’aria profuma di buono, di puro, di autentico, e i camminatori sanno di legno, di resina, di fango. Qui la solitudine è solenne.

Camminare è un atto di fede. Bisogna obbedire a un paio di comandamenti: privilegiare l’essenziale al superfluo e il semplice al complicato. In fondo basta così poco. Tant’è che in una ventina di chilometri si è passati da un luogo di fede a un lago di fede.

  

Qui potete leggere la prima puntata del viaggio di Marco Pastonesi - qui la seconda - qui la terza - qui l'intervista a Toni Demuro che presenta il progetto "ANDante"

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