una mostra da toccare

Feticci nel Marais: le ossessioni di Duchamp in esposizione a Parigi

Giulio Silvano

Una rivisitazione del celebre artista francese tra lettere, poster ed oggetti “sessuali”

Quando Mark Zuckerberg ha presentato il Metaverso, in un video che sembrava uno sketch di SNL su Black Mirror, ho subito pensato all’assenza degli oggetti fisici, da toccare, guardare e desiderare quando ci troviamo in una stanza. Ho pensato all’odore irriproducibile di una Wunderkammer. In questo Matrix da Second life, che rende smart ogni azione umana, dal working al partying, tutti sembrano fregarsene della materialità, tutti sembrano dimenticare l’esistenza del feticcio. A Parigi, nel Marais, quartiere queer-ebraico, ma ormai anche post-vintage fashion-gourmet – prezzo medio al metro quadrato: 13.700€ – nelle splendide sale della galleria Ropac c’è una mostra dal titolo Touch me – Marcel Duchamp and the fetish.

Marcel Duchamp, secondo lo storytelling di André Breton, è il re concettuale dei feticci: con i ready-made trasforma un prodotto in un objet d’art, semplicemente mettendolo su un piedistallo e firmandolo. Lo fa per la prima volta nel ’14 con lo “scola-bottiglie” di ferro zincato e mentre è in viaggio in America la sorella lo butta via (nella galleria di Thaddaeus Ropac c’è una delle repliche degli anni Sessanta). Qui il discorso del feticcio si allarga, passando da capi d’abbigliamento – un gilet verde Lord& Taylor – alla riproduzione delle sue opere in scala rese portatili in una boite-en-valise. Splendidi i memento cartacei esposti: lettere lascive, Gioconde baffute, poster blu per una mostra di Man Ray, l’involucro per una caramella con uno dei suoi sagaci giochi di parole: “A guest + a host = a ghost”. Divertentissimo il piccolo set tascabile da scacchi, in pelle.

Ma gli oggetti più interessanti, carichi di un magnetismo misterioso sono quelli che più invitano al tatto, i tre oggetti “sessuali” in rame elettrolitico che sembra bronzo: Coin de chasteté, Oggetto-dardo e, in particolare, Foglia di vite femmina, stampo per l’ultima opera dell’artista, Étant donné.
Nel primo, regalato all’ultima moglie come dono di nozze, si gioca con l’incastro in una resina color Big Babol. Nel secondo invece, oltre all’ennesimo calembour sul titolo Objet dard (dardo-d’arte), c’è un interessante gioco sul genere: per creare un simil-fallo maschile si modella la forma intorno a un seno femminile. Se si vuole applicare anche qui il discorso del feticcio, come fa il curatore P.B. Franklin, basti pensare che su Pornhub c’è una categoria a sé, Fetish – poco sotto Feet e poco sopra Funny – e non si capisce bene cosa contenga se non tutto l’incategorizzabile.

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