Il pol. cor. ha reso cartoni e film di Natale un campo minato

Giulio Meotti

Dagli "Aristogatti" a "Lilly e il vagabondo" va in streaming la rieducazione del pubblico in nome dei buoni sentimenti. Tra fatine arcobaleno, omissis e bollini sul razzismo

La Warner Bros ha deciso che il terzo episodio della saga degli “Animali fantastici” non deve avere troppo in vista il nome dell’autrice, che nei due film precedenti era a caratteri cubitali. J.K. Rowling, infatti, è diventata “tossica”. La “rieducazione” del pubblico in nome dei buoni sentimenti va in streaming. “Dumbo”, “Lilli e il vagabondo”, “Peter Pan”, “La famiglia Robinson”, “Gli Aristogatti”, “Il libro della giungla”, il “Muppet Show”, saranno disponibili durante le feste, ma non se si utilizza un profilo bambino su Disney+. Non appaiono da nessuna parte, né sulla homepage, né nella sezione “ricerca”. Se vuoi guardare questi film, devi utilizzare un profilo adulto. “Questo programma include rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e sono sbagliati adesso”. In gergo tecnico è un bollino (trigger warning) per avvisare su possibili contenuti sensibili, non adatti a tutti. Anzi, “rappresentazioni culturali obsolete”.

Così “Lilly e il vagabondo” stigmatizza gli orientali a causa della presenza dei famosi gatti siamesi; “Dumbo” non va bene per via di Jim Crow, perché i suoi abiti sarebbero quelli utilizzati dalle comunità afroamericane al tempo della segregazione. Warner Bros aveva già affrontato un problema simile con “Tom e Jerry”, disponibili per lo streaming ma con un bollino antirazzista. “Peter Pan” è molesto per via della presenza degli indiani d’America. Ma per chi volesse c’è la nuova “Cenerentola” di Amazon Prime. Un capolavoro, fra fatine afroamericane genderless (“la magia non ha sesso”), eroine ambientaliste e principi che si liberano del patriarcato. Pixar, altra famosa casa di produzione di cartoni per bambini, su Disney+  offre “Out”, che parla di un ragazzo che si vergogna di confessare la propria omosessualità ai genitori. “Fata Madrina Cercasi” serve invece ad allietare i piccini con una coppia gay con tanto di figlio e presentata come l’ideale di amore “perfetto”.

Chi incappasse in Jessica Rabbit scoprirà che quella nuova è meno provocante,  un po’ più coperta. Chi volesse optare per “I Simpson”, si affretti perché presto potrebbe non vedere più “Goo Goo Gai Pan”, la puntata su un viaggio in Cina della famiglia omonima. A Piazza Tienanmen c’è una targa: “In questo sito, nel 1989, non è successo nulla”. Poi la famiglia visita il corpo imbalsamato di Mao Zedong, che Homer chiama “un angioletto che ha ucciso cinquanta milioni di persone”. Disney+ ha eliminato la puntata per il pubblico cinese (c’era davvero troppo denaro in ballo per non cedere alla censura di Pechino).

E chi vivrà, vedrà presto il nuovo “Pinocchio”. La nuova fatina è genderless e afroamericana. Per dirla con la scrittrice iraniana Abnousse Shalmani, esule a Parigi, questo Natale alle bambine di cinque anni si potrà regalare l’hijab unisex di Benetton-Ghali, “ma su Disney+ non potranno vedere quei ‘razzisti’ deigli ‘Aristogatti’”. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.