L'eterno impostore-ciarlatano e la nostra voglia irrazionale di ubbidire

Alfonso Berardinelli

Guarigioni, superstizioni, saperi del ciarlatano. Esce in Italia l'opera di una studiosa austriaca morta nei lager nazisti: già negli anni Trenta s'interrogava sul potere dei ciarlatani. Ogni epoca e ogni società ha i suoi

Impostori e ciarlatani. Sono la stessa cosa o c’è una differenza? Qualche differenza forse c’è, ma interessa meno delle affinità. Non si può certo esercitare l’arte del ciarlatano, con le sue ciarle e recite di piazza, senza essere prima e anzitutto, un impostore. L’impostore ha lavorato a costruirsi una falsa identità, il ciarlatano dà voce all’imbroglio, lo mette in scena nei mercati, nelle fiere di paese, rionali, cittadine e infine nazionali, se non internazionali. Quella del ciarlatano è un’arte di guaritore, di salvatore, di guida. Lavora per conquistare e ipnotizzare il piccolo pubblico o le grandi masse, vendendo la propria merce come miracolosa e se stesso come un irrinunciabile esperto, sapiente, consigliere.

 
Sto riassumendo male e in poche righe una vasta materia alla quale si dedicò negli anni Trenta del secolo scorso Grete De Francesco (1893-1945) pubblicando nel 1937 un libro, "Il potere del ciarlatano", uscito ora da Neri Pozza a cura di Marco Di Serio (316 pp., euro 22). Viennese di origine ebraica, De Francesco ebbe la terribile sventura di finire nelle mani delle SS poco prima del 1945 e morì nel lager di Ravensbrück. 

 
La rarissima foto riprodotta all’inizio del libro uscì su un quotidiano estone nel 1931 con la seguente didascalia: “Margarethe De Francesco, la prima donna a essere laureata in Scienze politiche presso la Hochschule für Politik di Berlino”. Nell’anno in cui pubblicò il suo libro sul ciarlatano scrisse una lettera a Thomas Mann in cui osava chiedergli una recensione. Mann infatti non era soltanto uno scrittore famoso e sommamente autorevole (premio Nobel già nel 1929), era l’autore di un racconto, Mario e il mago, nel quale un certo mago di nome Cipolla è proprio il tipico, pericoloso ciarlatano nel quale Thomas Mann ritrasse, miniaturizzato, il capo carismatico del fascismo italiano. Il libro di De Francesco era una vera miniera di erudizione e di immagini d’epoca, che colpirono molto anche Walter Benjamin e Theodor Adorno nel momento in cui progettavano un libro, mai realizzato, su “Arte di massa nel capitalismo monopolistico”.

 
Ho letto qua e là il libro e lo segnalo per una sua inaspettata attualità. Ogni epoca, ogni tipo di società, ha senza dubbio i suoi impostori e ciarlatani: materia, stile, metodi e pubblico da incantare cambiano, ma la miscela degli ingredienti rimane quasi inalterata. Fra Rinascimento e Illuminismo, la maschera dell’impostore-ciarlatano era fatta non solo di falsificazione e sfrenata vacuità verbale, tratto costante, ma in particolare e soprattutto di misteriose atmosfere, inafferrabili segreti, apparenze di autorità, alchimia, magnetismo, abiti e cappelli esotici, saperi occulti, speciali poteri, linguaggio erudito e poco perspicuo, impermeabile alla discussione. Il ciarlatano era soprattutto un guaritore le cui pozioni promettevano di operare cambiamenti risolutivi e liberatori, invulnerabilità, o ritorno a una originaria purezza.

 
Un tempo la radice della credulità era la superstizione magica e religiosa. Oggi tutto viene dalla cultura e da più culture eterogenee mescolate fra loro, in cui spesso coesistono coerenza logica e certezze immotivate. La superstizione può presentarsi quindi, di caso in caso, ora come scienza esatta al cento per cento, ora come ritorno alla natura fonte di ogni salute; ora come filosofia “essenziale” che interpreta e prevede tutto grazie a due o tre formule suggestive ma opache; ora come sapienza perenne; ora come autorità di individui divenuti indiscutibili per fama e onnipresenza pubblica.

  
Il libro di Grete De Francesco comparve in tempi di totalitarismi, in cui un Duce e un Führer magnetizzavano le masse inducendo in esse una vocazione inflessibile, isterica e sadomasochista all’ubbidienza politica. Oggi che i mercati di piazza sono spariti o umiliati e accerchiati dai supermarket, il ciarlatano in carne e ossa sembra sparito. Che cosa lo sostituisce? Dov’è l’attualità della sua funzione? La ciarlataneria la incontriamo ogni volta che, oggi come ieri, la ragione illuminista non ce la fa contro la voglia irrazionale di credere e di ubbidire. Si crede e si ubbidisce alla pubblicità, che sta divorando la cultura, o si ubbidisce a quella cultura “profonda” che pubblicizza se stessa riducendosi a formule ermetiche che negano l’evidenza dei fatti. Credere e ubbidire? No, di credere non c’è più bisogno, basta ubbidire senza nessuna ragione, è più pratico, si risparmia tempo

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