la pellicola

Il film sulla Fracci è il manifesto di un femminismo che non appassisce

Paola Peduzzi

Il film sulla vita dell'étoile sarà nelle sale dall'8 al 10 novembre e verrà trasmesso dalla Rai il 5 dicembre. Nella pellicola ritroviamo Carla Fracci così com'era: tutta impegno, passione, volontà e sacrificio. Una libellula che sembrava ferma e invece si muoveva veloce e leggera

Qui ci vogliono “disciplina, costanza e umiltà”, dice la maestra Esmée Bulnes, accogliendo le bambine appena selezionate per la scuola di ballo del Teatro alla Scala: tra di loro c’è Carla Fracci. E’ l’inizio di “Carla”, il film coprodotto da Rai Fiction-Anele (sarà nelle sale dall’8 al 10 novembre e su Rai 1 il 5 dicembre) che racconta la “prima ballerina assoluta”, come la definì il New York Times, la sua fierezza, il suo rigore, la sua grazia,  l’equilibrio unico tra leggerezza e forza. Il regista del film e la Carla del film, Emanuele Imbucci e Alessandra Mastronardi, hanno raccontato in conferenza stampa gli incontri con la Fracci e con suo marito Beppe Menegatti (che era presente e non voleva parlare del film ma poi ha commosso tutti dicendo: “Se lo vedesse, Carla piangerebbe di gioia”, e il primo ad alzarsi ad applaudire è stato Stefano Rossi Giordani, che interpreta il maestro Menegatti nel film) e hanno spiegato di aver voluto raccontare l’umanità dell’étoile oltre il sorriso, i lividi sui piedi e le emozioni nascoste.

 

 

Ma la meraviglia è che lì dietro ritroviamo la Carla Fracci che tutti abbiamo ammirato e amato, come spettatori o come aspiranti ballerine, perché la sua grazia solida mostrava tutto, impegno, passione, volontà, determinazione, il sacrificio anche, perché la fatica non si vede ma lo sai che c’è, che è la compagna di vita del talento. Rudy Nureyev (interpretato da Léo Dussollier) dice a Carla Fracci che loro si sono cercati e trovati, a volte anche provocati, ma non “ci siamo mai giustificati”: la genialità sta anche nel non trovare mai scuse né alibi né colpevoli. Carla Fracci è stata ed è un antidoto al vittimismo e alle giustificazioni, una donna che ama mettersi in gioco, che governa il cambiamento allenando il proprio talento, senza mai darlo per scontato.

 


La forza della Fracci è naturale così come diventa naturale fare un figlio all’apice della carriera, perché è questo ciò che lei desidera, perché il suo progetto di vita tiene insieme tutto, e a chi le dice sei pazza, proprio adesso, le ballerine sono fiori che appassiscono in fretta, Carla risponde con il sorriso della consapevolezza: la maternità non è una malattia. Tornerà a ballare, Nureyev la spingerà a osare di nuovo, uno Schiaccianoci alla Scala preparato in cinque giorni, e Carla Fracci prenderà quelle pressioni come un’occasione, non come una vessazione di un uomo o del mondo dello spettacolo. Tornerà a ballare, come la libellula che accompagna tutto il film, dal laghetto nella provincia lombarda sotto gli aerei da guerra quando Carla era bambina fino alla spilla che le regala la rivale diventata amica – la libellula che sembra ferma e invece si muove veloce, leggera senza essere fragile, in equilibrio sulle sue ali.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi