Dettaglio della copertina di Horrorstör, romando di Grady Hendrix (Mondadori)

“Horrorstör”, l'originale libro di Grady Hendrix

Mariarosa Mancuso

Basta con la casa stregata, a fare paura ora è il superstore di mobili

Posti da incubo. Dopo la prima volta giuri che mai più ritornerai. Salvo ricascarci quasi subito. A tutti capita di dover comprare mobili nordici, facilmente montabili seguendo le istruzioni. Tanto vale dire la marca? No, la marca non è quella che state pensando. Sull’insegna c’è scritto Orsk, e siamo a Cleveland, Ohio. Ha inventato il negozio, la catena, i mobili con le accurate descrizioni e i nomi strani, il codice di comportamento con le schede di valutazione per gli impiegati, uno scrittore americano che si chiama Grady Hendrix. Ha inventato la strategia pubblicitaria e il catalogo, con la foto in copertina scattata da Christine Ferrera e le illustrazioni di Michael Rogalski.

Illusione quasi perfetta, anche nell’edizione italiana Mondadori-Strade blu (da oggi in libreria). A parte le dimensioni libresche e il titolo “Horrorstör”, che non promette solo interni ammobiliati e l’illusione di una felice armonia. Succedono cose brutte: sul retro, la controcopertina ha una foto con mani insanguinate e catene appese al muro. All’accoppiata centro commerciale & sinistre creature ci aveva già abituati George Romero nel 1978, con “Zombi”: non morti con la camicia hawaiana e un gigantesco salvagente al collo, sulla scala mobile. “Tornano dove sono stati felici”, il centro commerciale è una buona approssimazione. Più di recente, nel film di Jim Jarmusch “I morti non muoiono”, le creature barcollano verso la caffetteria, mugolando “coffee coffee”.

 

La casa stregata è un classico, l’esposizione di mobili stregata offre decisamente moti spunti in più. Le porte non vanno da nessuna parte, o almeno così dovrebbero. Le finestre mandano una finta luce calda, che avvantaggi le tinte dei divani accoppiati ai tappeti e alle lampade. Le ante degli armadi e dei mobili di cucina hanno un meccanismo che le apre e le chiude di continuo, per esibirne la silenziosa durata. C’è la zona ufficio e la zona letto, con qualche coppia che prende un po’ troppo sul serio l’invito a provare la morbidezza dei materassi. Solo gli impiegati sanno muoversi agevolmente nel labirinto. I clienti devono rimanere un po’ confusi, e nella confusione indotti a spendere i primi denari. I più difficili da tirare fuori, dicono gli esperti di marketing: le spese successive si fanno con più scioltezza.

C’è sempre un risvolto di anti-consumismo in queste storie dell’orrore. Di fastidio, se non odio addirittura, per le grandi aziende e i loro rituali. Non è la prima volta. Il film “Severance-Tagli al personale” di Christopher Smith racconta un viaggio premio nei Carpazi: dovrebbe creare legami tra i dipendenti, finisce tra atroci delitti nello chalet in mezzo alla foresta. Il tocco di Grady Hendrix in “Horrorstör” è più leggero, considerato il genere. La paura viene sapientemente governata, il finale punta sull’astuzia e vivaddio i cattivi non sono le solo le multinazionali del mobile. Si va molto più indietro, fino al “Panopticon” che consentiva a un solo guardiano di tenere a bada molti prigionieri.

La ditta Orsk supplisce con un preciso mansionario e una strutturata gerarchica. Più una esilarante serie di regole in caso di Presenze Destabilizzanti, abbreviate in PD. In sostanza, bisogna affrontare le PD e dire in tono deciso “smamma”. Qualcuno imbratta i mobili, compaiono strane scritte sui muri. Va in perlustrazione notturna il capo Basil, accompagnato dall’impiegata ribelle Amy e dall’impiegata modello Ruth Anne. Trovano Trinity e Matt, due fuori di testa decisi a filmare la presenza di fantasmi. Poi un barbone addormentato comodo in un letto. Manca poco alle due di notte, quando il computer spegne tutte le luci.

Di più su questi argomenti: