Gipi ci racconta l'isolamento con Call of Duty (insomma la solita vita)

“Il problema ora è l’ansia, io sono ipocondriacissimo. Ogni tanto mi arrivano delle legnate”. E il suo film ora è in streaming, gratis

David Allegranti

Roma. Messaggio su WhatsApp per Gian Alfonso Pacinotti, al secolo Gipi. Gianni! Come va l’isolamento?
“Bene. Ho sempre vissuto così. Tu?”.
Anche io.
Ridiamo.
“L’unico problema è l’ansia”, dice. “Ogni tanto mi arrivano delle legnate di terrore. Sono ipocondriacissimo”.
Ci sentiamo al telefono.
“Aspetta eh, sto finendo con Call of Duty”.
Ma vuoi che ti richiami? “No, no, tanto mi ammazzano sempre con o senza di te. Questi ragazzi hanno i riflessi del figliolo di un vetraio… L’ho ucciso, dè! Ho ucciso un tredicenne!”.

 
Gian Alfonso Pacinotti, al secolo Gipi, risponde al telefono da casa sua, a Roma.
Sta giocando a Call of Duty.
“Mi sono lanciato con il paracadute!”.

 
Insomma Gianni, come procede l’isolamento? “Non è cambiato niente, ho solo degli attacchi d’ansia ogni tanto che mi sento morire. Perché di mio ho paura delle malattie, anche in vacanza, al mare d’agosto”.

 
In sottofondo si sente spippolare sul joypad. “E’ una partita online”, dice Gipi, “ci sono cento e passa giocatori. Siamo tutti contro tutti, a squadre di tre. Ora siamo rimasti in quattro”. Ma vuoi che ti richiami? “No, scaramanticamente, te porti bene. Non sono ancora morto e stiamo parlando… Cazzo, sono rimasto da solo. C’è un cecchino appostato”.

 
Ma che gioco è? “Call of Duty, Modern Warfare… Ecco, mi hanno ammazzato. Sono arrivato terzo però. Sai cosa mi piace? Ogni tanto penso che sto battagliando contro degli adolescenti danesi, se sapessero che perdono contro un anziano gli piglierebbe malissimo. Io poi ho i riflessi allentati, non ci vedo niente. Senza occhiali, ciao”.

 
Però hai battuto codesti adolescenti danesi. “Sì, ogni tanto vinco quando entro in modalità concentrazione totale. Ti devi scordare del mondo normale, anche fisicamente. Qualunque pensiero deve essere legato al gioco. Così stacchi il cervello. Io ci gioco per quello”.

 
Parliamo di videogiochi e isolamento. Assassin’s Creed, L’Ombra della Guerra, al quale ha giocato per un po’ in streaming (adesso si fa; siamo passati dai supporti fisici, il cd o il dvd, ai giochi da scaricare allo streaming senza scaricare niente sul computer o sulla console).

 
Gipi ha una Playstation e un computer per “robe da nerd sofisticate. Un gioco della seconda guerra mondiale, iperrealistico. Puoi stare per 40 minuti chiuso in un fosso con un carro armato che ti passa sopra e non ti puoi muovere”.
Ma giochi perché c’è il coronavirus? “No, da sempre. Fin dai primi C64 e Spectrum con 16 k di memoria. Ci ho buttato una vita”.
  

  

Quindi vuoi dare anche tu consigli di sopravvivenza per la quarantena! “No, quelli che dicono ‘fate questo’, ‘fate quello’ sono troppo privilegiati. Non tutti possono stare a casa, non tutti ne hanno una bella e magari hanno una compagnia simpatica a casa, chessò una moglie brava, bella e intelligente. Quindi non me la sento di consigliare cose e di dire quant’è bello stare a casa. Non so come sarebbe se mi fosse successo anni fa quando stavo in buco umido. Adesso c’ho il giardino e vivo sempre così. L’unica cosa è che cambiata ora è il timore per le persone alle quali voglio bene”. Una paura condivisa. Uno ha paura per se stesso ma anche per i parenti, mogli, mariti, fidanzate, fidanzati. “Dè, ho visto che hanno messo il porno gratis. Ci tengo a precisare che non l’ho visto di persona, mi è apparso su vari social”. Pubblicità? “No, l’hanno scritto persone che conosco. Abbiamo messo online gratis il mio film, ‘Il ragazzo più felice del mondo’, poi ho visto che l’ha fatto anche Pornhub e ci ho visto un collegamento, anche se io non ho mai capito chi usa il porno a pagamento. E’ come comprarsi una borsa di marca quando in giro le trovi finte. Anche il porno lo trovi ovunque, gratis. Persino su Twitter, se cerchi. Evidentemente ci devono essere dei maniaci dei peli pubici che vogliono il frame di un film in 4k, che ti devo dire. Scusa eh, è che la paura della malattia mi fa diventare ancora più scemo”.

 
Nel frattempo, mentre parliamo, Gipi ha iniziato a dipingere. Dopo i tasti sul joypad si sente il rumore delle pennellate. Lui spiega in realtà di aver ricominciato a studiare pittura a 56 anni e li chiama “esercizi”, spesso li pubblica online, su Facebook e Twitter. E’ molto severo con se stesso, lo è sempre.

 
Ecco Gianni, dicevi del tuo film, che Fandango ha appena messo a disposizione online. “Ah già. Secondo me è stato giusto farlo, anche perché i film piccini come il mio dopo un po’ muoiono. Certo non si può fare sempre, anche perché ci sono delle imprese che ci mettono dei soldi. In questo caso è stato possibile e io sono contento. Se puoi fare stare per un’ora e mezzo la gente con un pensiero in meno va bene”.
 

Insomma, c’è bisogno anche di ridere? “Ma certo, poi dipende uno che situazione ha. Ma forse poi avremo un ritorno della commedia, di quella bella. Pensa che situazione. Ci sono coniugi che si odiano, i figli ingestibili. Un mio amico mi ha raccontato che il vicino ha comprato un sassofono per il figliolo. Ha 13 anni e la paretina è di cartongesso. Ecco, questo signore deve aver pensato: c’è la pandemia e io regalo un sassofono a mio figlio. Guarda che il sassofono suonato male non è come la chitarra suonata male. Io suono male la chitarra, ma con il sassofono suonato male puoi morì. Tutti gli strumenti a fiato non hanno una via di mezzo. Non puoi suonicchiarli. O li sai suonare o ammazzi la gente… Ma tu guarda che cazzo di periodo”.
Non ce lo saremmo mai immaginato. “Pensavo di poter vivere una guerra ma non questo. Questa cosa è invisibile e ti fa cacare addosso”.

 
Hai paura? “Non è la paura di morire. Se non hai figli come me è abbastanza da imbecilli averla. Anche perché se non fosse mai morto nessuno nella storia dell’uomo, lo capirei. Ma siccome sono morti tutti, non puoi sperare di essere assolto. Non avendo figlioli, comunque, sono preoccupato per mia moglie. E l’idea di ammalarsi, non respirare, è comunque brutta. Poi magari non ti possono curare e danno il posto tuo a un ragazzino che sta su tik-tok. Glielo danno giustamente eh, ma mi rode comunque il culo”.

 
Verrebbero da dire cose politicamente scorrette sui no-vax e su quelli che non credono nella scienza. “Eh, è facile fare gli stronzi. E’ molto facile essere cinici e cattivi, spietati, perché poi ci sono quelli di buon cuore che ti aiutano sempre e aggiustano i danni che fai. Guarda, se può uscire qualcosa di buono da questo macello è che in un modo o nell’altro forse diamo una scossa ai narcisisti patologici. Forse capiranno che esistono anche le altre persone”.

 
Pensiamo ai medici e agli infermieri. “Ecco, io per dire faccio di tutto per non essere un problema per loro. Naturalmente c’è sempre un questione di guadagno personale, in questo caso non voglio ammalarmi, ma è un guadagno anche per loro. Penso anche alle cassiere e ai cassieri. Stamattina sono andato a fare spesa al supermercato sotto casa ed erano lì a lavorare.

 

Devono solo sperare che le persone abbiano tutti una quantità di coscienza sufficiente a proteggerli, mantenendo le distanze di sicurezza. Ma se c’è qualcuno che non si riguarda, sta male e magari ti starnutisce nel muso, sono cazzi”. Un’altra cosa alla quale si pensa meno, dice Gipi, “è che le altre malattie non hanno detto ciao siccome c’è il covid-19. Ci sono tutte. Mia sorella ha avuto il cancro, deve fare dei controlli e non li ha potuti fare. Segno che sta bene, eh, perché è pur sempre un appuntamento in cui te la fai addosso. Ma ci sono delle priorità ed è meglio che lei non abbia potuto fare questi esami, perché significa che non è in pericolo. Ma di situazioni così ce ne sono tante. Ognuno c’ha i suoi pensieri. Ci sono i diabetici, quelli che non si possono muovere. Pensa ai barboni. O agli immigrati che già erano nella merda e ora lo sono di più per questa roba”.
Ci sono i carcerati. “Anche loro. E hanno sul groppone pure quelli che dicono chissenefrega dei carcerati. Tutti dicono che questa è la cosa più grave che è successa dal dopoguerra a oggi. Io non lo so perché non ho una conoscenza così approfondita. Mio padre ha fatto la guerra. Ecco, ora magari possiamo sperare che per almeno un po’ eviteremo di mettercelo in tasca, ma non vorrei essere troppo romantico. Nei momenti di debolezza si scoprono cose buone. Oh, intendiamoci, io sarei per non doverle scoprire. Sarei per fottermene di tutto e non avere in cambio un’epidemia come questa. Però intanto magari qualcuno inizierà a capire che quelli in giro sono persone come te”.

  
Per esempio? “Quando c’è stato il mini-esodo da Milano dopo l’annuncio della zona rossa, mi sono arrabbiato. Tante persone si sono scatenate contro chi veniva via e pure io l’ho fatto. Poi però mi sono detto: ma che ne sai tu che storia hanno questi, che ne sai come sono messi. Magari c’hanno dei genitori malati in Calabria, magari sono soli. C’è sempre molta velocità nell’indicare i colpevoli. Ecco, se c’è una cosa da portare a casa dopo questa storia è: potremmo ridurre questa roba dei giudizi e dell’indice continuo. Io per primo l’ho fatto, faccio sempre il velenoso di mio. Ma penso che non serva a niente sentirsi giusti rispetto agli altri. E’ venuto naturale anche a me farlo. L’altro giorno ho visto dei ragazzi del liceo che hanno fatto un pranzo insieme e mi è schiumato il cervello. Poi penso a come ero io a 18 anni e sono sicuro che avrei fatto di peggio. Questo non significa risparmiare le critiche a chi ha un ruolo istituzionale, eh. A loro nemmeno mezza Io dico solo di non additarci fra cittadini. Quelli che stanno sopra hanno tutte le responsabilità del caso. Aspetta mi sono impazziti i cani, li senti?”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.