Gli autori del podcast: Jamie Morton, James Cooper e Alice Levine (Immagine prese dal sito internet di "My Dad Wrote a Porno"

“My Dad Wrote a Porno” e io ci faccio un podcast. L'imbarazzo, il sesso e Belinda

Micol Flammini

Da un capanno da giardiniere a uno show su Hbo. La storia rocambolesca di un successo mondiale

Roma. “In questo podcast ci sono cose per adulti, contenuti sessuali e un linguaggio forte. In pratica, il meglio”, dopo l’annuncio inizia la storia, la chiacchierata e le risate vanno avanti. “My Dad Wrote a Porno” è un podcast, anzi un podcast porno che poi è diventato un libro, poi uno spettacolo teatrale e ora diventerà uno show televisivo. Merito sicuramente dei tre ideatori che di spettacolo se ne intendono, ma merito soprattutto dell’estro inconsapevole del padre di uno dei tre, che annoiato dalla pensione e da Manchester, un giorno decide di rinchiudersi nel suo capanno da giardiniere e di dare vita, tra palette, rastrelli, terra e innaffiatoi, a un romanzetto allegro e pornografico con lo pseudonimo di Rocky Flinstone.

 

Dopo aver terminato il manoscritto lo ha consegnato a suo figlio, Jamie Morton, che ha iniziato a leggerlo ignaro del fatto che quello che teneva tra le mani non fosse semplicemente un romanzo scritto da suo padre, e già la cosa lo faceva sorridere, ma fosse un romanzo pornografico. Ritrovandosi davanti agli occhi suo padre, nudo tra perversioni e fantasie, Morton è fuggito al pub e lì, seduto con due amici, ha iniziato a frugare tra le scene, a declamare le descrizioni meticolose, “la sua cervice era ermeticamente chiusa”, al suo imbarazzo rispondevano i commenti spiritosi dei suoi compagni. Così è nato il podcast, dal capanno di un giardiniere a un pub di Manchester. Morton è un regista televisivo e i suoi amici, amici da una vita o per precisione dal college, sono Alice Lavine, presentatrice di Bbc 1, e James Cooper, produttore televisivo. Quella che era parsa un’idea strampalata e divertente è stata lanciata nel 2015 e nessuno dei tre si sarebbe aspettato che la storia riscuotesse tanto successo.

 

Talmente tanto da farsi ascoltare da oltre centosessanta milioni di ascoltatori soprattutto in Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia. “Abbiamo visto che qualcuno ci ascoltava anche nella città del Vaticano – hanno detto i tre in un’intervista al Financial Times –, purtroppo i nostri strumenti non sono ancora abbastanza precisi da farci sapere se fosse il Papa, ma a noi piace leggere tra le righe”. I tre amici hanno portato le vicende di Rocky Flinstone a teatro, dove le sale si riempivano per vederli leggere e commentare gli estratti del libro e soprattutto le avventure di Belinda, la protagonista venditrice di pentole, con una forte passione per il denaro e per il sesso, “lussuria e rispetto professionale pulsavano attraverso il suo corpo”. Mentre Belinda si divide tra padelle e amplessi e si fa ammanettare e spogliare un po’ ovunque, il padre di Morton è arrivato al suo quinto libro della serie intitolata “Belinda Blinked” e la Hbo ha deciso di ospitare uno show con i tre in studio che davanti alle telecamere fanno quello che fanno nel podcast.

 

Il copione è sempre lo stesso, Morton legge imbarazzato, i suoi compagni lo ascoltano, ridono e si imbarazzano a loro volta nel sentire le descrizioni anatomiche di Belinda e delle “sue tette come melograni”. Rocky Flinstone è un personaggio impalpabile, quasi invisibile. Lui e il padre di Morton a tratti si sdoppiano, a tratti si sovrappongono, “mio padre per fortuna non sa di essere un pessimo scrittore”, dice il regista televisivo che lo descrive come un irlandese eccentrico, un po’ ubriacone. “Quando sei più giovane non capisci quanto siano eccentrici i tuoi genitori perché pensi che sia normale. Credo di aver sempre saputo che era un po’ pazzo, ma questo ha portato la sua pazzia a un livello completamente nuovo”. L’autore, il vero Rocky Flinstone, spesso si nasconde tra il pubblico quando il trio porta il podcast a teatro. Le esibizioni a teatro sono un’altra dimensione, Morton, Cooper e Lavine non voglio ripetere il podcast e quindi sul palco provano a fare qualcosa di nuovo e soprattutto incitano il pubblico a bere, il più possibile, a mascherarsi, a fumare.

 

In televisione hanno deciso di portare ancora un’altra atmosfera, scenografie vistose, ma i tre sempre seduti su un divano a parlare e imbarazzarsi, a raccontare di Belinda e sempre disposti ad affrontare il grande successo come fosse una burla. Nessuno del trio, nonostante gli impegni, è disposto a lasciare il proprio lavoro, “deve essere un divertimento, se smettiamo di divertirci finisce tutto”. Dentro a “My Dad Wrote a Porno” c’è di tutto, c’è il sesso, la perversione, la leggerezza e i sessant’anni. C’è l’imbarazzo di un figlio cresciuto, le risate degli amici, la birra e il fumo. C’è Manchester, c’è la Gran Bretagna, c’è il capanno da giardiniere, per fortuna non c’è la Brexit, che con il sesso e il divertimento ha poco a che fare.

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