L'ex primo ministro inglese, Winston Churchill, in una delle sue pose più famose (Foto LaPresse)

Anche il "criminale" Churchill è una vittima della guerra alla storia

Giulio Meotti

L’affondo del vice di Corbyn, mentre la statua di Thatcher lascia Londra. I multiculti vogliono nazificare il passato occidentale

Roma. “Prima o poi ci prenderanno le statue di De Gaulle, Churchill, Roosevelt e altri, come se fossimo invitati a una nazificazione del passato occidentale”, scriveva un paio di anni fa sul Figaro Mathieu Bock-Côté. “Si educa a odiare la propria civiltà”. In Inghilterra impazza la guerra al passato, come da copione in “1984” di George Orwell, dove Winston Smith del ministero della Verità è incaricato di correggere i vecchi giornali secondo le menzogne di regime. Si era iniziato con la statua di Cecil Rhodes, l’ex primo ministro inglese considerato uno “schiavista” e al centro di una querelle all’Università di Oxford. La statua di Margaret Thatcher è stata appena cacciata dalla capitale del multiculturalmente corretto.

 

“La statua era pensata per stare davanti a Westminster, ma Thatcher rimane così controversa che i piani sono stati messi da parte per timore di atti di vandalismo”, rivelava ieri il New York Times. Così alla fine, il bronzo di quattro metri se ne va dalla capitale. “A trent’anni dalla partenza da Downing Street, la sua città natale del Lincolnshire, Grantham, ha accettato di onorare la sua figlia più famosa” scrive il Guardian. La statua sarà messa abbastanza in alto da garantire che nessuno possa arrampicarsi e abbatterla.

 

Adesso è Winston Churchill a finire sotto attacco della sinistra inglese. “Churchill era un razzista e un grande uomo”, ha iniziato Daniel Finkelstein sul Times. Se il politico dei Verdi, Ross Greer, ha definito Churchill un “suprematista bianco” e un “assassino di massa”, ieri il numero due di Jeremy Corbyn e cancelliere ombra, John McDonnell, ha definito Churchill un “criminale”. La parola d’ordine è “decolonizzare”. Il multiculturalismo ha trasformato la cultura occidentale - di cui Churchill fu una delle sue massime espressioni in un momento di crisi - in qualcosa di malato e infame a un tempo, ricca, imperialista, dominatrice, rapace, nemica delle minoranze.

 

La statua di Winston Churchill davanti al Parlamento di Westminster (Foto LaPresse)


  

Da qui l’idea di imporre una quarantena ideologica sul passato. Nicholas Soames, un parlamentare conservatore e nipote di Churchill, ieri ha detto che il commento di McDonnell è “sciocco e stupido”. “Penso che la reputazione di mio nonno possa resistere a un assalto alla ricerca di pubblicità di un Lenin di terza categoria”, ha detto Soames al Telegraph, riferendosi a McDonnell. In tutta risposta, anche la premier Theresa May ieri ha rivelato di avere un ritratto di Churchill appeso nello studio a Downing Street. “Ha ispirato il nostro paese nella nostra ora più buia e aiutato la Gran Bretagna a proteggere i valori di pace e libertà” ha detto May. Anche Boris Johnson, l’ex segretario agli Esteri dei Tory e che ha scritto una biografia di Churchill, ha detto che l’ex primo ministro ha salvato l’Europa dalla barbarie fascista e dalla tirannia razzista. “McDonnell dovrebbe vergognarsi delle sue osservazioni”, ha detto Johnson. Altri, come il giornalista Owen Jones, hanno invece descritto Churchill come un “suprematista bianco”.

 

Allo stesso modo Steve Reed, un altro parlamentare laburista, ha dichiarato: “Mio nonno lo odiava e non voleva sentire il suo nome”. Lo scorso autunno, il celebre astronauta Scott Kelly, ambasciatore dell’Onu per lo spazio, si è sentito in dovere di scusarsi per questa citazione: “Uno dei più grandi leader dei tempi moderni, Sir Winston Churchill, ha detto, ‘nella vittoria, magnanimità’”. Poco prima, un café tutto dedicato a Churchill ha dovuto rimuovere un murale dell’eroe dopo ripetuti atti di vandalismo. Il café Blighty di Londra aveva un murale di street art con le due dita in alto di Churchill accanto allo slogan “double shot”, per un doppio espresso. Il murale è stato demolito dopo essere stato deturpato con scritte come “feccia”, “guerrafondaio” e “imperialista”. Temevano il vandalismo anche i consiglieri comunali di Westminster che hanno rifiutato il bronzo dell’ex primo ministro Thatcher. Nei giorni scorsi, il monumento ai bombardieri a Green Park, Londra, che onora i 55.573 caduti durante la Seconda guerra mondiale e in cui c’era anche una statua di Churchill, è stato imbrattato di vernice bianca. Nessuno si salva in questa isterica guerra al passato. Dopo George Orwell siamo sempre lì, alle manipolazioni ideologiche con cui i capi dei verri ammansiscono le altre bestie. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.