Bruno Vespa (foto LaPresse)

Il nuovo libro di Bruno Vespa e i classici natalizi

Michele Masneri

Un super almanacco che si inserisce nel genere letterario tra geopolitica e “Un posto al sole”

Roma. Come ogni Natale drammatici interrogativi, presepe o albero, panettone o pandoro: l’unica certezza è il libro di Bruno Vespa. Lo si è letto per intero, si è capito che è proprio un genere – c’è il giallo, il thriller, la chick lit, e poi il-libro-di-Bruno-Vespa. Un genere bellissimo che si era sottovalutato, anche, finora. Immaginandolo (e, talvolta, vedendolo) solitario, in librerie accanto a dei Paulo Coelho, a libri presunti a metraggio. Invece eccolo qua, l’ultimo, si chiama “Soli al comando - Da Stalin a Renzi, da Mussolini a Berlusconi, da Hitler a Grillo. Storia, amori, errori” (collana “I libri di Bruno Vespa”, perché è appunto un genere, edizioni Rai-Eri Mondadori). Non tragga in inganno, come dicono le persone fini, l’accostamento Stalin-Renzi-Hitler-Grillo; in realtà il librone, librone di genere, è un formidabile almanacco di quello che è successo l’anno prima, e i profili-intervista dei politici attuali non sono la cosa più interessante per noi. Certo sono il fattore più celebre del leggendario business model vespiano, si favoleggia di una misteriosa unità di crisi che riceve il manoscritto e in 12 ore lo stampa e lo inietta nel mercato, permettendo all’anchorman di spararsi scoop dell’ultim’ora (ma in realtà il libro è tutto frutto della fatica del conduttore). Però per noi appunto questo è l’aspetto meno interessante: il bello dei libri-di-Bruno-Vespa è che sono scritto con uno stile comprensibile anche per chi studia al liceo, come un manuale solo molto meno noioso, anche un po’ Harmony. Per esempio in quest’ultimo si capisce che la solitudine dei leader al comando è solo un pretesto, un filo conduttore per ripercorrere insieme un po’ di storia, per fare insomma un gran ripassone. Il ripassone è molto popolare, e piacevole. Parlando di Reagan si approfondisce la sua politica economica ma si sottolinea anche che “nella sua precedente carriera di bagnino aveva salvato 77 persone”; c’è Margaret Thatcher che fu sì il primo ministro delle privatizzazioni ma anche “una donna di cui molti si innamoravano!”; Ivana Trump è “la bella slava”.

 

E’ insomma divulgazione, è Great Italian Novel, è un Posto al sole delle relazioni internazionali. Uno può assentarsi per un anno, non leggere i giornali né vedere telegiornali, poi dopo si legge il libro di Vespa a Natale e si rifà di tutto, si rimette in pari con tutto, capisce tutto, tutti i fili tornano, le trame sono in fondo semplici, il mondo è un grande Palazzo Palladini coi suoi capi di stato bonari, le beghe sui pianerottoli, gli amori e le tragedie. Putin in fondo non è così male, poiché “bisogna tener conto degli sforzi di chi ha dovuto e deve ricomporre il puzzle di un impero disgregatosi in un baleno con la caduta del comunismo”. Ci sono colpi di scena, drammi, cadute e risalite. “Mai nella storia degli Stati Uniti si era visto un candidato” (Trump) “con le sue caratteristiche trionfare contro tutto e contro tutti. Hillary si fece forza e gli telefonò per congratularsi. Poi scoppiò̀ in lacrime e sprofondò̀ in una lunga crisi depressiva”.

 
 
Il ripassone vespiano glossa fenomeni nuovi per utenti non millennial – “Trump ha oltre 40 milioni di follower, cioè di persone che seguono regolarmente i suoi messaggi”. Cita molte fonti, come un manuale di liceo, e quasi tutta la bibliografia è italiana, possibilmente televisiva – Antonio Caprarica per le cose inglesi, su Trump Gennaro Sangiuliano e il nostro Mattia Ferraresi. Anche se si parla molto del mondo, ci sono sempre rassicuranti riferimenti all’Italia, “nel tempo in cui Trump costruì la sua Trump Tower a New York, in Italia si costruisce a malapena una villetta”. Sono viaggi da fermo, è un Salgari televisivo, è un Puccini geopolitico che ambienta i suoi drammoni all’estero conquistando il popolo italiano che freme e si immedesima grazie a un narratore onnisciente che talvolta entra in gioco innestando pezzi di Novecento in presa diretta (come la parte su Andreotti). Le poche citazioni di saggi stranieri hanno traduzioni da un inglese che piacerebbe anche Renzi: lo stainless steel diventa non inossidabile ma cavallerescamente “senza macchia”. I “libri di Vespa” sono schietti come il vino che produce in Puglia, rassicurante, locale, “il Bruno dei Vespa”, con vitigni autoctoni, di pronta beva, ottimo col panettone e col pandoro, con canditi e non.

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