A Cambridge, William Shakespeare è un porco peggio di Harvey Weinstein
Avviso agli studenti: "Quelle commedie sono sessiste"
Roma. Povero William Shakespeare, trattato come un Harvey Weinstein qualunque. Gli studenti di Cambridge da oggi riceveranno un “avvertimento” per consentire loro di leggere le opere di Shakespeare senza esserne sconvolti. Si dice “trigger warning”, è un termine nato per descrivere le immagini che rievocavano i traumi dei veterani del Vietnam e diventato popolare negli anni Novanta per indicare la presenza di contenuti che avrebbero potuto offendere o turbare le minoranze.
La lettura della “Commedia degli errori” e di “Tito Andronico”, la storia di vendetta e potere tra un vecchio generale romano e la regina dei Goti che finisce in un bagno di sangue, includerebbe “discussioni sulla violenza sessuale” e rappresentazioni della “violenza sessuale”. David Crilly, direttore artistico del Cambridge Shakespeare Festival, ha detto al Telegraph: “Se uno studente di letteratura inglese non sa che ‘Tito Andronico’ contiene scene di violenza, non dovrebbe neppure frequentare le lezioni”.
Fra i grandi classici della letteratura anche la lettura di Euripide viene “attenzionata”, in particolare “Le baccanti” e “Ippolito”. Duro anche il professore Dennis Hayes dell’Università di Derby, che ha dichiarato: “Una volta che avremo un paio di avvertimenti, i docenti smetteranno di presentare qualsiasi cosa controversa… gradualmente, non ci sarà discussione critica”. Si tratta di una mania iniziata nelle università americane. Non soltanto “Il Grande Gatsby” di Fitzgerald è ora accompagnato da questo avvertimento: “Suicide, domestic abuse and graphic violence”. Ma anche Ovidio con le sue “Metamorfosi” è oggetto di scrutinio perché celebrerebbe lo stupro.
E’ successo che alla Columbia University a chiederne la rimozione sia stato il comitato che vigila sul multiculturalismo, che ha definito il capolavoro del poeta latino “un testo che, al pari di molti libri del ‘canone’ occidentale, contiene materiale offensivo”. Tutte quelle immagini di stupro e atrocità hanno spinto una studentessa vittima di violenza sessuale a lamentarsi dell’atteggiamento del professore che, nel raccontare quelle gesta, si è “focalizzato sulla bellezza dello stile e sullo splendore del linguaggio figurato”. Una scelta che ha costretto la ragazza a chiudersi in se stessa. “Non si è sentita tranquilla”, ha accusato il comitato preposto “ad assicurare che il campus della Columbia sia sicuro e ospitale per tutti gli studenti”.
I docenti di Cambridge ora affermano che il warning su Shakespeare intende proteggere “la salute mentale dei laureandi”. Un docente anonimo di Cambridge ha risposto alla Bbc: “Il nostro dovere come educatori è quello di preparare i nostri studenti per il mondo, non di proteggerli per tre anni”.
Nel 1968, in Italia, si discusse se proibire ai minori di diciotto anni il “Tito Andronico” che la compagnia diretta da Aldo Trionfo, con Glauco Mauri, mise in scena per la prima volta in Italia a Verona. Chi avrebbe pensato che, cinquant’anni dopo, una simile precauzione nelle università inglesi sarebbe stata estesa ai maggiorenni?
Sull’ultimo numero della rivista American Interest, il sociologo inglese Frank Furedi ha definito l’università in occidente come una gabbia di matti. “Una ricerca del database LexisNexis di giornali in lingua inglese non ha trovato alcun riferimento a ‘studenti vulnerabili’ negli anni Sessanta e Settanta. Durante gli anni Ottanta ci sono stati 13 riferimenti. Durante l’anno 2015-16 ci sono stati 1.407 riferimenti. Al di fuori degli ospedali, l’università è diventata probabilmente l’istituzione più medicalizzata della cultura occidentale”. Lo studente ora è un paziente psichiatrico.
Scrittori del novecento