Perché anche i non credenti devono tifare per un Natale non laico

Claudio Cerasa

C’è un nesso forte che lega la libertà e la religione cristiana. Auguri!

Al direttore - Qui sappiamo che il Natale non è la festa di babbo natale, ma la memoria di un evento accaduto a Betlemme e che ha determinato e determina la nostra civiltà. Auguri foglianti, caro Cerasa.

Antonio Palmieri

 


  

Ricordo che in un bellissimo articolo, pubblicato qualche anno fa sul Corriere della Sera, il professor Giovanni Belardelli ha spiegato bene perché la trasformazione del Natale in festività laica presenta delle implicazioni non secondarie anche per i non credenti. E’ così almeno per due ragioni. “La prima – sostiene Belardelli – ha a che fare con un’idea di laicità intesa non come incontro e confronto nello spazio pubblico tra religioni e culture, nel rispetto dei princìpi e delle leggi su cui si fonda la democrazia; ma intesa invece come una specie di terra di nessuno, come uno spazio vuoto, privo di ogni esplicito riferimento a religioni e culture particolari, da riempire soltanto con i precetti contenuti in qualche carta dei valori repubblicani oppure con un complesso di generici riferimenti al dialogo, alla pace, alla giustizia e così via”. E questa idea di laicità come assenza di riferimenti religiosi, dice Belardelli, la stessa che ispira gli auguri asettici, viene giustificata con l’intenzione di non offendere i non cristiani. La seconda questione ha a che fare con il posto che il Natale ha nella nostra cultura, anche per i non credenti. Scrive ancora Belardelli: “Al di là dello scambio di regali, dell’incontro con i familiari, della storia dell’avaro Scrooge verosimilmente riproposta in tv, il messaggio che per i cattolici si lega alla nascita di Cristo rappresenta comunque uno dei sedimenti profondi della nostra identità collettiva. Benché in una società secolarizzata possiamo non averne più una chiara percezione, la democrazia vive di valori che sono per una gran parte di derivazione cristiana, a cominciare dal concetto di eguaglianza tra tutti gli esseri umani, che rimanda all’idea di una loro comune natura in quanto figli di Dio. Non a caso nella ‘Democrazia in America’ Alexis de Tocqueville, pur personalmente agnostico, considerava inscindibile il nesso che legava libertà e religione cristiana. Ed è per motivi analoghi, credo, che anche una forza dall’accentuato profilo laico come i radicali di Marco Pannella ha scelto proprio il giorno di Natale come la data giusta per convocare una marcia in favore dell’amnistia e della riforma della giustizia”. C’è un nesso forte che lega la libertà e la religione cristiana. E mai come in questo Natale è bene ricordarlo. Auguri a tutti i lettori.

 

Gli auguri di Vincino!

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.