Il crollo del Ponte Morandi avrà degli effetti sulla viabilità

Non solo Piano e Calatrava. Ecco le altre idee per ricostruire il ponte Morandi

Tra i quindici progetti presentati anche quello dell'associazione di imprese capeggiata da Italiana Costruzioni insieme alla Maeg di Vezzola e alla Monaco di Roma

Il 26 novembre 2018 è scaduto il termine entro il quale dovevano essere presentati i progetti delle aziende interessate alla demolizione e ricostruzione del ponte Morandi. “Sono più di dieci e meno di venti”, hanno fatto sapere dagli uffici del comune di Genova. Per la precisione quindici, come ha scritto il Secolo XIX. Insomma, anche se in questi giorni tutti hanno ovviamente parlato dei due progetti realizzati dalle archistar Renzo Piano (che lo aveva già donato alla città nei giorni successivi al crollo del cavalcavia) e Santiago Calatrava, sul tavolo del sindaco e commissario straordinario, Marco Bucci, ci sono anche altre proposte.

 

Tra queste la proposta del colosso cinese CCCC, del gruppo friulano Rizzani De Eccher, dell’emiliana Pizzarotti, della Ricciardello fino alla veneta Sogeco e all'associazione d’imprese – tutta italiana – capeggiata dalla Italiana Costruzioni, società operante nel settore delle costruzioni dal 1880, insieme alla Maeg di Vezzola, azienda specializzata nella produzione di carpenteria metallica per ponti, stadi e grattacieli (tra le infrastrutture realizzate il ponte in acciaio di Bassora, Iraq, lungo oltre 1500m) e alla Monaco di Roma.

 

La proposta integra la “decostruzione” del viadotto Morandi con la ricostruzione del nuovo ponte e, anche grazie a un progetto essenziale nelle forme e nella struttura, prevede una tempistica di esecuzione inferiore ai 12 mesi. L'idea progettuale è stata pensata ed elaborata dalla Matildi+Partners di Bologna, guidata dal professor Giuseppe Matildi, studio leader nella progettazione di ponti in acciaio, insieme alla società Bonifica, che tra le tante esperienze vanta di aver elaborato nel 2003 il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, e alla Inarpro, che ha curato la parte impiantistica.

  

  

 

  

 

 

  

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