Il sindaco di Sulmona con il presidente della Repubblica. Foto Ufficio Stampa Quirinale/Francesco Ammendola/LaPresse

A Sulmona una nuova battaglia contro Tap

Redazione

Il sindaco del comune abruzzese si è dimesso per protesta contro una centrale di compressione che servirà al gas in arrivo dalla Puglia. Ma il consiglio dei ministri ha già approvato il progetto 

Si è conclusa con le dimissioni del sindaco di Sulmona la lunga storia della centrale di compressione di Snam da realizzare nel comune in provincia dell'Aquila, da dieci anni al centro di un acceso conflitto tra la regione Abruzzo e il governo centrale. L'opera, che insieme a un lungo metanodotto serve a comporre un corridoio adriatico per trasportare il gas dal Tap pugliese verso il nord Italia e in Europa, è stata riconosciuta come “strategica” e autorizzata in via definitiva dal consiglio dei ministri lo scorso 22 dicembre. Una scelta politica che mette fine a dieci anni di tira e molla, scanditi dai pareri negativi delle amministrazioni locali e da tre leggi regionali che tentavano di bloccare la costruzione della centrale (tutte e tre bocciate a ritmo di una all'anno dalla Corte costituzionale).

  

Ora che il governo ha deciso di entrare a gamba tesa nel conflitto amministrativo, come succede di fronte a opere strategiche su cui sorgono disaccordi tra organi locali, ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo, il sindaco di Sulmona ha deciso di riaccendere il dibattito annunciando le sue dimissioni. “Il mio atto è un voler alzare la posta della battaglia e della denuncia – ha detto Annamaria Casini – utilizzando l'unica arma ancora in mano ad un sindaco, stante la palese circostanza che un amministratore locale non ha voce in capitolo per determinare le sorti dei suoi cittadini. Lotterò al fianco della mia città e dell'intera Valle Peligna contro la realizzazione della centrale e del metanodotto e voglio tenere accesi il più possibile i riflettori su questa grave vicenda". Incassando la solidarietà di altri 22 sindaci della zona, Casini ha chiesto un incontro con il premier Paolo Gentiloni il 29 dicembre: se in quella sede non verrà ritirata l'autorizzazione alla centrale, “nociva e impattante” dice Casini, i sindaci consegneranno le proprie fasce tricolore al presidente del Consiglio. Ed è ben probabile che così finirà. Con le camere prossime a essere sciolte sarà difficile che il governo faccia un passo indietro rinunciando a portare a termine il percorso avviato dal ministero dello Sviluppo economico.

   

In questi anni, sulla localizzazione della centrale Snam a Sulmona il ministero dello Sviluppo è tornato più volte a rassicurare i cittadini, sostenendo che si tratta della scelta più appropriata sulla base delle tecnologie scientifiche disponibili, anche tenuto conto dell'eventuale rischio sismico e idrogeologico. I rischi legati alla gestione di una centrale di questo tipo, che esistono, possono infatti essere tenuti a bada con severi monitoraggi e prescrizioni tecniche. D'altra parte l'opera è indispensabile per la distribuzione del gas in vista del futuro flusso in ingresso dal gasdotto Tap, su cui come è noto si consuma un'altra battaglia tra regione Puglia e governo. In questo caso però non si intravedono dimissioni da parte di chi osteggia il progetto, con il governatore Michele Emiliano che di fronte all'approdo del tubo sulla costa pugliese preferisce strumentalizzare il dissenso per giocare la sua partita politica. La battaglia è la stessa, cambiano i mezzi e i modi della contrapposizione con le istituzioni centrali. 

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