Foto LaPresse

Un'auto di mujahedin sta attraversando l'Italia

Cristina Giudici
Per la prima volta l’intelligence conferma che gli estremisti sono arrivati dal mare: si tratta di dieci persone, tutti maghrebini con passaporto europeo, otto di nazionalità francese, un inglese e un belga. Sono sbarcati sulle coste italiane e non sono stati fermati.

Roma. Era solo una questione di tempo. Così ci hanno detto e ribadito per mesi le nostre fonti di intelligence dell’antiterrorismo. All’interno del flusso caotico delle migliaia di migranti e profughi che arrivano ogni giorno in Italia scappando dalle guerre, talvolta dalle persecuzioni e soprattutto dalla miseria dei paesi africani subsahariani, su barconi o gommoni fatiscenti, tra quei disperati che attraversano il Canale di Sicilia, prima o poi qualche mujahed si sarebbe infiltrato per tornare in Europa dai territori controllati dallo Stato islamico. E alla fine così è stato. Complice la missione militare internazionale per sconfiggere il Califfato in Libia, in Sicilia si sono visti i primi nuclei di migranti libici, arrivati sulle coste della Sicilia orientale fra Augusta e Pozzallo (e qualcuno anche a Palermo). Quasi tutti, come il Foglio ha già raccontato il 23 settembre scorso, hanno affermato di essere ex miliziani di Muammar Gheddafi e alcuni hanno chiesto lo status di rifugiato politico. Raccontando spesso storie incongrue che saranno esaminate dalle commissioni prefettizie apposite, quelle che devono decidere se accogliere o rifiutare le loro richieste.

 


(foto LaPresse)


 

Eppure, molti di loro si sono già dileguati. Ma c’è addirittura un fatto più  grave. Secondo la nostra intelligence, recentemente in un porto siciliano  è arrivato un gruppo di combattenti che faceva parte del Califfato prima in Siria e poi in Libia. Si tratta di dieci persone, tutti maghrebini con passaporto europeo, otto di nazionalità francese, un inglese e un belga. Sbarcati sulle coste italiane, non sono stati fermati. Dopo aver visto che i loro nomi erano nella black list dei foreign fighters partiti dall’Europa, i servizi segreti li hanno lasciati andare per monitorare i loro movimenti e capire dove si dirigevano. Per ora non hanno preso contatti con islamisti italiani né si sono presentati in qualche moschea. Stanno risalendo la penisola verso nord, a bordo di un paio di autovetture, usando strade provinciali e fuori mano. E in questo momento si troverebbero al confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna.

 

Dopo lo sbarco, nei loro smartphone sono state trovate immagini inequivocabili, che li riprendono con divise militari, armati, e le bandiere nere dello Stato islamico. Sono stati lasciati andare per capire se il loro obiettivo era l’Italia o se, come invece pare, le loro intenzioni siano quelle di risalire l’Italia per tornare in Francia. Attraversando confini meno blindati, come ad esempio quello già utilizzato da altri foreign fighters del valico alpino di Colle Di Tenda. O almeno questa è l’ipotesi dell’intelligence che li sta monitorando.

 

Il piccolo gruppo di mujaheddin di ritorno non è il primo che passa dall’Italia per transitare e tornare in Francia. Ma è la prima volta, a quanto pare, che in Italia arrivano dei combattenti, anche se quasi sicuramente solo di passaggio, dalla Libia attraverso gommoni o barconi. Mujaheddin sfuggiti all’accerchiamento e ai combattimenti a Sirte? E’ solo una possibilità, per ora. Di sicuro sappiamo che stanno andando verso nord. E ad accoglierli, alla fine del loro viaggio, qualunque sia la loro mèta, troveranno le autorità, perché si tratta di mujaheddin conosciuti e segnalati dai servizi di intelligence europea come foreign fighters. Con identità già individuate, dopo la loro partenza.

 

Difficile dire se questo episodio che ci è stato segnalato dimostri che l’Italia sia ancora terra di transito o se il loro discreto passaggio attraverso il nostro paese – che non è sfuggito ai servizi segreti – sia semplicemente circoscritto agli obiettivi di questo gruppo. Dalle intercettazioni all’interno della galassia integralista presente in Italia si ascoltano molti progetti di attentati, ma nessuno per ora ha raggiunto il grado di operatività che faccia salire ulteriormente l’allerta terrorismo. Ma qualcosa è cambiato con la guerra in Libia. Fino ad ora si trattava di sospetti e di ipotesi. Ora invece ci è arrivata la segnalazione concreta che fra i profughi si sono infiltrati alcuni  foreign fighters europei rientrati a bordo dei barconi attraversando il Canale di Sicilia.